Articolo 9 della Costituzione

Incontro con il Professore Montanari

di Alice Becherini e Francesca Caldari

Tomaso Montanari nasce a Firenze il 15 ottobre 1971. Rettore dell’Università per stranieri di Siena e giornalista apprezzato, Tomaso Montanari è uno tra i massimi esperti di arte barocca europea, materia che insegna in diversi atenei italiani; è inoltre noto per le proprie posizioni politiche.

Le opere più importanti di Tomaso Montanari sono: I vinti, il barocco, Velazquez e il ritratto barocco, Cassandra è ancora muta… 

l’articolo 9 della costituzione italiana sancisce che: 

“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”

La Repubblica viene impegnata ad aiutare, anche con finanziamenti, lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica, quali mezzi per contribuire al benessere della società e alla dignità delle persone.

Inoltre, consapevole della bellezza dell’Italia, la Costituzione chiede di valorizzare il paesaggio nazionale, sia ambientale sia storico: è necessario, quindi, promuovere la conoscenza dei beni italiani e garantire a tutti l’accessibilità

Infine, l’art. 9 protegge il paesaggio inteso anche come ambiente naturale, dal quale dipendono la qualità della vita e la salute delle persone che ci vivono.

L’articolo 9 della Costituzione ha, infatti, mutato irreversibilmente il ruolo del patrimonio storico e artistico italiano, facendone un segno visibile della sovranità dei cittadini, dell’unità nazionale, e dell’eguaglianza costituzionale, perché ciascuno di noi. 

Nella sua vita, il professor Tomaso montanari si è interessato molto all’articolo 9, un brano tratto dal suo saggio (cultura e patrimonio nel progetto della costituzione italiana: una lettura dell’articolo 9)  compare, appunto nella prima prova della maturità nel 2019, “istruzioni per l’uso del futuro. Il patrimonio culturale e la democrazia che verrà”, nel quale viene trattato l’argomento dell’articolo 9 della costituzione italiana.

Nel testo, il professor Tomaso Montanari, afferma che nel patrimonio artistico italiano è tangibile la storia e la cultura della nazione, il rapporto con il patrimonio artistico, storico e letterario, ci libera dal legame assoluto con il presente. Gli argomenti addotti dall’autore per sviluppare la tesi principale, sono legati alla consapevolezza che il patrimonio artistico culturale del passato debba essere conservato perché il passato fa ancora colloquiare gli esseri umani nelle varie epoche. Il confronto permette di cogliere le differenze tra passato e presente e ciò che produce la realizzazione di un futuro basato sulle scelte effettuate nel presente.

Nel corso della trattazione, l’autore polemizza con la “dittatura totalitaria  del presente” perché afferma che la nostra epoca si concentra molto sulle notizie dell’ultima ora, quando in realtà l’esperienza del passato può essere un rimedio per la vita. Il presente contesta di concepire le esaltazioni per le nostre aspirazioni di futuro.

alla fine del brano il professor Montanari, annuncia che, in questi tempi, va molto di moda citare l’ispirata sentenza di Dostoevskij per cui, “la bellezza salverà il mondo”: ma, come ammonisce Salvatore Settis, “ la bellezza non salverà proprio nulla, se noi non salveremo la bellezza”. 

Tomaso Montanari, nell’analizzare l’articolo 9 della costituzione italiana, ha scritto il saggio “cultura e patrimonio nel progetto della costituzione italiana: una lettura dell’articolo 9”, dove argomenta e promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. L’esegesi (percorso con il quale l’assemblea costituente è arrivata a scrivere l’articolo 9)del primo comma dell’articolo 9 è sempre ruotata intorno al rapporto con il primo e l’ultimo comma dell’articolo 33.”l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.”, con questa frase, ne consegue che il compito di promuovere la cultura e la ricerca scientifica, è attribuito ad ogni soggetto pubblico indistintamente nella misura e nei limiti ammessi dal popolo ambito di competenze. Grazie ad esso l’Italia è una repubblica fondata sulla cultura, intesa come arte e scienza.

La Repubblica italiana, dovrà impegnarsi a lottare, e far di tutto, purché spiriti eletti non debbano emigrare lontano. A proposito di ciò, il professor montanari dice che:”Dovrà finire dunque questo esodo e la Repubblica italiana dovrà impegnarsi a lottare, non dico a promettere di risolvere con faciloneria il problema, ma dovrà impegnarsi a far di tutto perché spiriti eletti non debbano emigrare lontano.”.

l’attuale dibattito, sullo ius soli, cioè sulla possibilità che la cittadinanza italiana, non sia legata al sangue, cioè alla appartenenza familiare, ma invece ad un legame culturale con il territorio. Il fatto che in Italia, l’idea stessa di nazione sia indissolubile dal territorio, come costruzione culturale, rende questa via del tutto naturale. non siamo mai stati una nazione etnica, non c’è nazione più felicemente “impura” di quella italiana, frutto dei più vari e numerosi meticciati (incrocio di più etnie), anche pensando alla storia antica, la penisola italica è sempre stata un insieme di culture diverse a partire dagli arabi al sud fino ad arrivare ad i barbari del nord.

All’interno del canto del purgatorio, Dante, mette in chiaro che Guido Guinizzelli e Guido Cavalcanti hanno la gloria di aver fondato il volgare italiano, vengono esaltati Cimabue e Giotto, padri dell’altra lingua degli italiani, quella dell’arte figurativa e dei monumenti. Cimabue, rappresentando l'”Ytalia” attraverso monumenti di Roma . è proprio la lingua monumentale dell’arte quella che, lungo i secoli, ha reso noi tutti “italiani2 per purissimo ius soli

Le stesse fonti che ci hanno aiutato a definire la nozione di patrimonio ci dicono anche che questo patrimonio è stato avvertito come “italiano” con grandissimo anticipo, sull’unità nazionale. C’è una coscienza precisa di un identità artistica italiana, per quanto al suo interno variegata e attraversata dalle grandi rivalità delle piccole patrie. Questo, è un filo, che si può seguire fino al 900.

Per esempio, Pietro Calamandrei, ci ricorda delle sue gite domenicali intraprese da lui e i suoi amici per cercare nel paesaggio e nei monumenti, la vere identità della patria. Riconoscendo l’importanza della cultura; Dell’importanza della cultura erano ben consci anche i Costituenti, soprattutto in ragione del contesto storico-politico in cui vide la luce la Carta fondamentale ed il livello di «appiattimento» culturale in cui la dittatura fascista aveva relegato l’Italia. L’ignoranza delle masse è, da sempre, una delle condizioni primarie per la nascita di regimi dittatoriali, poiché fintanto che il popolo è privo di cultura, di senso critico e di strumenti per analizzare la realtà per conto proprio è anche facilmente manipolabile. Di qui la volontà di investire sulla promozione e lo sviluppo scientifico e culturale, elevandoli addirittura a principi fondamentali dello Stato, in modo da consegnare alle future generazioni uno strumento potentissimo e universalmente valido per contrastare imposizioni illogiche e arbitrarie. « Con biblioteche circolanti in tutti i villaggi, con insegnanti volanti nelle campagne, si potrà ottenere l’invocata diffusione della cultura popolare».

Nel 1975, a seguito della «spinta» ambientalista, è stato istituito il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, divenuto nel 2013 MIBACT – Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Un Ministero che avrebbe ben potuto forgiarsi del riferimento all’art. Parole durissime che però ben rendono l’idea di un apparato del tutto inadeguato nel dare attuazione al principio costituzionale , consegnando la promozione della cultura e la tutela del paesaggio ad una politica sostanzialmente inadempiente, sia a livello centrale che territoriale. Non è un caso se, nello stesso anno di nascita del Ministero, la Regione Sicilia ha ottenuto la piena devoluzione dei Beni Culturali , decretando così la rinuncia da parte della Repubblica ad un’ingente porzione del patrimonio culturale e ambientale.

La promozione della ricerca tecnica e scientifica dovrebbe quindi tradursi nello stanziamento di risorse congrue, erogate in modo continuativo ed efficiente, nella semplificazione dei bandi e delle procedure amministrative e contabili, nello snellimento degli iter burocratici e nella valorizzazione dei giovani talenti presenti sul territorio.