Diritti delle donne in Qatar

di Martina Gorfini, Alessia Gorfini e Kleona Morini

Il Qatar è stato il primo paese arabo nel Golfo Persico a consentire alle donne il diritto di voto. Le prime elezioni in Qatar, si sono svolte deliberatamente l’8 marzo 1999, ricorrenza della giornata a loro dedicata.

Il 2010 fu un anno importante per le donne in Qatar in modo particolare per Maha Mansour Salman Jasim Al Thani, prima donna laureata in giurisprudenza all’Università del Qatar che ha prestato giuramento nel 2013.

La partecipazione della donne nella vita sociale del Qatar è all’incirca del 51%, il quale non è solo superiore alla media mondiale, ma è anche il tasso più alto nel mondo arabo.

Sia le donne del Qatar che quelle degli altri paesi arabi sono colpite da un crescente divario salariale; la loro paga è dal 25% fino al 50% minore rispetto agli uomini, nonostante il loro orario di lavoro sia uguale a quello maschile. Il divario è dovuto in parte alle indennità sociali concesse agli uomini come capofamiglia (come alloggi e quote di viaggio) che le lavoratrici donne ricevono più raramente.

Leggi sull’aborto

Molte donne che rimangono incinta di un figlio illegittimo vengono incarcerate. Nonostante lo sforzo dei paesi di appartenenza, molte di loro non riescono a sottrarsi alla prigione. Secondo il dottor Najeeb al-Nuaimi, un avvocato penalista ed ex ministro della giustizia del Qatar, molte donne sono in grado di evitare o essere rilasciate dal carcere sposandosi con il padre del bambino, solo a quel punto la ragazza è autorizzata a lasciare il paese con suo marito.

In Qatar è permesso l’aborto per anomalie fetali, ma la donna deve chiedere comunque il consenso del padre o del marito, così come per altre forme di assistenza sanitaria relative alla fertilità. Secondo quanto documentato da HRW, le donne devono presentare addirittura una prova di matrimonio per accedere alle cure sulla salute sessuale e riproduttiva.

Diritti LBTQ+

L’ omosessualità tra adulti maschi consenzienti in Qatar è illegale e soggetta a una pena detentiva di massimo cinque anni. La legge tace sui rapporti sessuali tra donne consenzienti. L’orientamento sessuale e l’identità di genere non sono coperti da alcuna legge sui diritti civili e non vi è riconoscimento di matrimoni omosessuali, sindacati civili o unioni domestiche.

Nel 2016 la modella saudita King Luxy è stata arrestata con l’accusata di omosessualità e per questo ha trascorso 2 mesi in custodia prima di essere rilasciata.

L’abbigliamento delle donne secondo la Sharia

Secondo quanto riportato da Doha News, l’Autorità per il turismo del Qatar avrebbe deciso di sostenere questa campagna per evitare incomprensioni tra i turisti e gli abitanti nativi. Il codice penale dell’Emirato vieta in ogni caso un abbigliamento considerato indecente in pubblico.

“Non vogliamo imporre l’hijab, ma solo un abbigliamento modesto che non ci costringa a vedere troppe parti del corpo quando siamo in pubblico”, ha dichiarato Najla Al-Mahmoud, organizzatrice della campagna “Uno di Noi”.

I movimenti femministi esistono, soprattutto online. Le leggi del Qatar, però, limitano di molto la libertà di espressione, di associazione. Molestie online e intimidazioni da parte di esponenti del governo rimangono seri ostacoli ad una piena espressione, e non esistono organizzazioni indipendenti all’interno del paese

In Qatar non esiste una specifica legge che limita i diritti delle donne, ma è un sistema strutturale di normative e pratiche che richiudono la donna in una “tutela maschile“: ovvero quasi tutte le scelte di vita devono essere approvate dalla figura maschile della famiglia (marito, padre, nonno, fratello, zio).

Una discriminazione sistemica che investe tantissimi aspetti della vita quotidiana delle donne, le quali sono costrette a richiedere l’autorizzazione della figura maschile addirittura per sposarsi, studiare all’estero, viaggiare all’estero (se hanno meno di 25 anni), lavorare nell’amministrazione pubblica e accedere ai servizi di salute riproduttiva e di sanità.

I diritti negati alle donne in Qatar non permettono loro di avere un autonomia o, addirittura, di essere trattate come persone adulte. Per esempio, nel matrimonio le donne possono sposare solo uomo, previa autorizzazione di un tutore maschio, mentre gli uomini hanno il diritto unilaterale di sposare fino a quattro donne alla volte senza chiedere il permesso a nessuno, nemmeno all’attuale moglie o alle varie mogli.

Anche nel divorzio troviamo disparità perché le donne possono ottenerlo presentando una domanda specifica ai tribunali e presentando motivi limitati, mentre gli uomini possono divorziare senza interpellare alcun tribunale e, addirittura, senza informare la moglie o le moglie dell’intenzione. Ciò, però, fa si che donne bloccate in matrimoni violenti non si possano ribellare al marito. In Qatar, inoltre, non esiste un codice penale che criminalizza la violenza domestica e lo stupro coniugale, ma esiste solo un articolo che vieta ai mariti di ferire fisicamente o moralmente le mogli.

Sempre sul tema del matrimonio, la donna è responsabile della cura della casa e dell’obbedienza al marito, e non ha molti diritti riguardo ai figli, in quanto non può conferire la propria nazionalità agli stessi così come avviene per gli uomini. Recentemente il Qatar ha introdotto una legge sulla residenza permanente, per consentire ai bambini di ricevere servizi sanitari ed educativi governativi, di investire nell’economia e di possedere proprietà immobiliari. Tuttavia tale possibilità è indicata per i figli delle donne del Qatar spostate con uomini stranieri, e non sempre le donne ricevono l’autorizzazione dai propri tutori.

Se non è presente un tutore maschio all’interno della famiglia, è lo Stato ad assumere la carica per il bambino stesso, non consentendolo alla madre.