Apocalisse

A cura di Cristiano Pifferi, Pietro Bigiarini e Sultan Zhunushov

Spin off dell’argomento trattato dai nostri colleghi dell’attualità: l’inquinamento a Fukushima; Quest’oggi enfatizzeremo l’aspetto irreale della vicenda, concentrandoci su un mondo al di fuori della nostra immaginazione. Abbiamo pensato, esasperatamente, a cosa accadrebbe al mondo se continuassimo di questo passo nel distruggerlo, andando inevitabilmente incontro all’apocalisse. Creando delle orbite attorno al tema principale della fine del mondo, abbiamo analizzato alcune variazioni del genere in ambito cinematografico.

La fantascienza apocalittica e post apocalittica nasce quando si parla di fine del mondo, diventata oggetto di studio della scienza a partire dalla formulazione del paradosso di Fermi che, riassunto in poche parole, pone una domanda: data l’immensa grandezza dell’universo, è possibile la presenza di civiltà sviluppate all’interno di esso? E, se ci sono queste civiltà, perché non ne abbiamo ancora ricevuto prove? Ciò ha sempre stimolato gli studiosi nel cercare risposte a queste domande, formulando ipotesi sulla fine della vita umana nel pianeta Terra. L’apocalisse trova due principali promotori: l’uomo e la natura. Nel primo caso, si parla ad esempio di guerre nucleari, guerre batteriologiche, ribellione delle intelligenze artificiali e, appunto, il collasso della biosfera per eccessivo inquinamento.

Entrambi sono sottogeneri della fantascienza. Quella apocalittica narra di un periodo imminente alla fine del mondo, di come la civiltà cerchi di evitarla e, in qualsiasi modo, allontanarsi dal pericolo, disumanizzandosi pur di aver salva la vita. La post apocalittica, come fa intendere il nome stesso, racconta di un mondo già devastato, di un popolo sopravvissuto miracolosamente alla morte e che, abbandonata ogni speranza, tenta di continuare a vivere, nonostante abbia perso tutto.

Trattiamo adesso tre ramificazioni della fantascienza apocalittica: il genere catastrofico, il survivalismo e la distopia.

Il film catastrofico nasce nei primi decenni del XX secolo ed è tipico di lungometraggi thriller, drammatici ed avventurosi. Si incentra sulla tematica del disastro naturale o artificiale che porta all’estinzione totale o parziale del genere umano.

Appartenente a questo filone riconosciamo Interstellar, film del 2014 diretto da Cristopher Nolan. Film pluricandidato agli Oscar, fa affidamento su un cast d’eccellenza, con componenti quali Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, Michael Caine e Matt Damon. Dalla durata di ben 169 minuti, racconta di un umanità sull’orlo dell’estinzione a causa di una piaga che consuma l’ossigeno dell’atmosfera, rendendo incoltivabili la maggior parte delle colture, e tempeste di sabbia che rendono impossibile la vita. Ex pilota della NASA, Joseph Cooper lavora nella sua fattoria dove abita insieme alla famiglia: il suocero Donald, il figlio Tom e la figlia Murphy, prodigio della matematica. In camera della piccola si assiste ad episodi fenomenali come la caduta di libri o altri oggetti presenti nella sua libreria. Secondo la piccola la stanza sarebbe abitata da alcuni ‘fantasmi’ che cercano di comunicare con lei. Decriptando il messaggio mandato da questi ‘fantasmi’, Cooper e Murphy trovano delle coordinate che risultano essere quelle della NASA, la quale sta pianificando un modo per salvare l’umanità dal suo annientamento, principalmente per l’insufficienza di cibo. Cooper è dunque costretto, assieme ad altri tre astronauti, ad abbandonare la terra e la sua famiglia per andare alla ricerca di nuovi pianeti contenenti sostanze organiche e cioè che possono ospitare la vita. Usufruendo di un wormhole, una sorta di ‘buco’ spaziale che connette due parti diverse dell’universo, esploreranno alcuni pianeti già precedentemente colonizzati da altri colleghi, più promettenti nell’accogliere gli umani.

Molti i motivi del suo successo e ammirazione a livello globale, tra i quali il fantastico utilizzo di effetti scenografici e della fotografia, capace di trasmettere l’immensa grandezza dell’universo e dei pianeti, buchi neri e stelle in esso contenuto. Ottimo è anche il lavoro svolto nel pianeta Terra, con una distesa di granturco meravigliosamente realistica e vasta.

Un tempo per la meraviglia alzavamo lo sguardo al cielo sentendoci parte del firmamento, ora invece lo abbassiamo preoccupandoci di far parte del mare di fango.

Il survivalismo è un genere cinematografico che parla di uno o più personaggi che inseguono la sopravvivenza in situazioni di difficoltà. Esso conta titoli a partire dagli anni quaranta del secolo scorso fino ad oggi. Rari i film appartenenti unicamente a questo genere. Esempio lampante è “Io sono leggenda”, il quale conta ben sei generi tra cui: azione, avventura, fantascienza, thriller, drammatico e survival.

I film di sopravvivenza vennero paragonati da Thomas Sobchack in un libro nel 1988 al romanticismo dato che: “Entrambi enfatizzano l’eroico trionfo sugli ostacoli che minacciano l’ordine sociale”.

“Io sono leggenda” è un film del 2007 diretto da Francis Lawrence, basato sull’omonimo romanzo di Richard Matheson. È il terzo film basato su questo libro dopo “L’ultimo uomo della Terra” e “Occhi bianchi sul pianeta Terra”.

Will Smith nei panni di Robert Neville durante una scena del film
  • Titolo originale: I Am Legend
  • Lingua originale: Inglese
  • Paese di produzione: Stati Uniti d’America
  • Anno: 2007
  • Durata: 100
  • Genere: azione, avventura, fantascienza, thriller, drammatico e survival
  • Regia: Francis Lawrence
  • Tratto da: I Am Legend del 1954 di Richard Matheson
  • Sceneggiatura: Akiva Goldsman e Mark Protosevich
  • Produttore: Akiva Goldsman, David Heyman, James Lassiter, Neal Moritz
  • Musiche: James Newton Howard
  • Scenografia: Naomi Shohan
  • Attori: Will Smith, Alice Braga, Charlie Tahan, Dash Mihok, Salli Richardson, Willow Smith, Emma Thompson

Narra di un uomo, Robert Neville che sembra essere l’unico sopravvissuto ad una pandemia scoppiata tre anni prima, nel 2009, che vede responsabile un virus del morbillo geneticamente modificato. L’uomo si trova in sola compagnia della sua cagna Sam e dei manichini con il quale si trova spesso a parlare nell’immensa New York abbandonata. Esso si vede costretto ad uscire dalla sua abitazione solo quando il sole è ancora alto nel cielo, dato che la città è invasa dagli infetti del virus, i quali trasformati in zombie escono soltanto durante la notte. Da qui avranno luogo una serie di eventi, fortunati e non, in cui Robert si vede faccia a faccia con la morte e, successivamente, con la perfetta antagonista.

Nel genere distopico si ha invece una visione negativa di una realtà futura in cui viene predetto uno stile di vita spaventoso e sgradito. Antitesi dell’utopia, il cuore della distopia è dunque la passione umana verso il controllo, diventando un’allusione di una società che cerca l’ideale attraverso la repressione e l’oppressione.

Mad Max: Fury Road è un film distopico d’azione del 2015, diretto da George Miller. Quarto capitolo della serie Mad Max, questa pellicola è una rivisitazione della trilogia diretta dallo stesso Miller, più di trenta anni fa. Vincitore di ben sei premi Oscar (record australiano), è ambientato in un futuro post apocalittico in cui scarseggiano acqua e benzina. Max Rockatansky, protagonista della saga, interpretato da Tom Hardy, è un ex poliziotto sconvolto dalla perdita della famiglia avvenuta durante il collasso globale. Errando nel deserto, viene catturato dai Figli di Guerra, un popolo capitanato da Immortal Joe, che possiede la maggior parte delle riserve d’acqua e che inevitabilmente controlla la comunità. Assieme ad un’altra ribelle, Furiosa, scappa alla ricerca di un luogo in cui sopravvivere.