FridaysForFuture: il risveglio degli ecologisti II

a cura della classe 4^ABA

… decalogo di proposte al fine di ridurre le emissioni che alterano il clima (a cura di Legambiente):

  1. Cancellare i 16 miliardi di euro all’anno di sussidi ,diretti ed indiretti, garantiti ancora oggi alle società petrolifere.
  2. Trasformare i sussidi all’autotrasporto in incentivi per la riduzione dell’inquinamento prodotto dalla mobilità di persone e merci.
  3. Costruire impianti per la produzione di biometano.
  4. Aumentare gli investimenti pubblici per la crescita delle energie rinnovabili.
  5. Permettere la diffusione delle comunità energetiche rinnovabili.
  6. Creare una “Roadmap” della mobilità sostenibile al 2030 e 2050 con l’obbiettivo della completa decarbonizzazione del settore.
  7. Potenziare il trasporto pubblico locale.
  8. Rilanciare degli investimenti per la creazione di nuove linee metro e tram, piste ciclabili e interventi per adattare la città ai cambiamenti climatici.
  9. Approvare il disegno di legge Salvamare per il bando di prodotti in plastica usa e getta.

10. Rendere possibile la circolazione in città dei mezzi di mobilità elettrica.

Daniele Sestini

L’anidride carbonica è il maggior responsabile dell’effetto serra e interagisce con l’atmosfera per cause naturali e antropiche: i serbatoi naturali della CO2 sono gli oceani, i sedimenti fossili , la biosfera terrestre e l’atmosfera.

Gran parte dell’anidride carbonica degli ecosistemi viene immessa in atmosfera. Un certo numero di organismi hanno la capacità di assimilare la CO2 atmosferica. Il carbonio, grazie alla fotosintesi delle piante, che combina l’anidride carbonica e l’acqua in presenza di energia solare, entra nei composti organici e quindi nella catena alimentare, ritornando infine in atmosfera attraverso la respirazione. Si possono individuare delle variazioni annuali della concentrazione di CO2 atmosferica: durante l’inverno si registra un aumento di concentrazione dovuto al fatto che nelle piante a foglia caduca prevale la respirazione; durante l’estate invece la concentrazione di CO2 atmosferica diminuisce per l’aumento complessivo della fotosintesi ovvero la fase attiva di accumulo di carbonio.

Gli oceani hanno un ruolo fondamentale nel bilancio del carbonio: costituiscono una vera e propria riserva di carbonio sotto forma di ione bicarbonato e contengono quantità enormi di CO2, . Gli oceani possono rilasciare o assorbire CO2 in quanto questa è solubile in acqua. L’incremento di temperatura dell’acqua diminuisce la solubilità del biossido di carbonio, pertanto l’aumento della temperatura degli oceani sposta CO2 dal mare all’atmosfera. Gli oceani, assorbendo la CO2 atmosferica, tendono a mantenere più stabile la sua concentrazione nell’atmosfera; se invece la concentrazione nell’atmosfera tende ad abbassarsi, gli oceani possono liberare anidride carbonica fungendo così da riequilibratori. I paesi per adottare misure per contrastare il surriscaldamento globale possono: ridurre le emissioni di CO2 da parte dei paesi industrializzati e contenimento di quelli emergenti , attraverso l’abbattimento dell’uso dei combustibili fossili e utilizzo di fonti di energia rinnovabili o aumento del’ efficienza energetica, in ragione anche di uno sviluppo sostenibile e in vista dell’esaurimento dei combustibili fossili. Questa soluzione è considerata problematica dal punto di vista economico dal momento che sono in gioco le economie nazionali e gli interessi dei singoli stati ovvero il loro livello di sviluppo economico in termini di occupazione, ricchezza e qualità della vita. Un altro metodo è il sequestro di anidride carbonica nel’ atmosfera attuabile ad esempio con una maggiore tasso di alberi piantati attraverso il rimboscamento oppure appositi filtri industriali e relativo stoccaggio. Quest’ultima soluzione risulta problematica dal punto di vista tecnico oppure nel primo caso dipende strettamente dalla volontà e dagli impegni presi dai singoli paesi. Mentre per contribuire le famiglie posso risparmiare energia e acqua, spegnendo le luci quando non sono utili, staccando la spina ai dispositivi elettronici quando si esce di casa per tanto tempo(televisioni, radio, coumputer ),stare attenti a non sprecare l’acqua(chiudere bene i rubinetti riutilizzare l’acqua non usata invece di buttarla),ovviamente fare la raccolta differenziata, invece di comprare bottiglie di acqua riempire le bottiglie già utilizzate con acqua di rubinetto ,cercare di usare meno carta possibile ma è molto importante anche cercare di convincere famiglie di amici e parenti in modo di poter fare la differenza anche per piccole città.

Luigi Soraj

Oltre alle azioni richieste ai governi ed adottate in seguito a vari accordi internazionali (come i protocolli di Kyoto e Parigi) ognuno di noi potrebbe impegnarsi a fare un corretta raccolta differenziata, a non sprecare contenitori in plastica usa e getta come bottigliette, piatti, bicchieri e cannucce e preferire a questi quelli lavabili e riutilizzabili, cosi come le buste di plastica che troppo spesso vengono ritrovate nei mari e nelle spiagge perché talvolta le persone invece di sforzarsi e cercare un cestino per buttarli decidono di gettarli in acqua e mettono a rischio la vita di numerosi esemplari marini, che vengono ritrovati a volte soffocati perché ingeriscono plastiche, oppure ci rimangono intrappolati. Non si dovrebbero nemmeno sprecare i termosifoni tenendo la temperatura troppo alta, oppure tenendoli accesi con le finestre aperte, spegnere le luci quando non sono necessarie, staccare i dispositivi che si trovano in stand-by e muoversi principalmente con i mezzi pubblici o, se possibile a piedi.

Siamo tutti responsabili di mettere in pericolo la Terra, anche se a volte non ce ne rendiamo conto e magari pensiamo che un singolo accorgimento nostro non possa fare la differenza in un mondo in cui vivono più di 7 miliardi di persone, ma se tutti avessimo durante le nostre giornate qualche comportamento più attento magari qualcosa potrebbe cambiare veramente e potremmo riuscire ad invertire questi cambiamenti che stanno pian piano distruggendo il nostro pianeta portandoci ad un punto di non ritorno.

Chiara Gabrielli

… Tuttavia al giorno d’oggi molte persone, tra le quali anche scienziati di fama mondiale e politici si definiscono scettici riguardo ai cambiamenti climatici che si stanno verificando. Tra le principali motivazioni vi è quella che afferma che nel corso della storia ci sono sempre stati dei cambiamenti climatici, ad esempio le ere glaciali, o altri periodi di ondate di calore anomale e per questo motivo non c’è da allarmarsi più di tanto. Come riportato da Focus.it, nella sezione dedicata all’ambiente, 300 scienziati guidati dal climatologo Richard Lindzen hanno firmato una lettera inviata al presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, dove lo invitano a rifiutare la scienza del global warming. Egli infatti si è sempre dichiarato scettico riguardo al cambiamento della temperature terrestre, e ha nominato accanto a se numerosi funzionari e ministri che si oppongono ampiamente a misure di contenimento del fenomeno. Stessi pensieri nella Russia di Vladimir Putin, dove il presidente ha commentato così: “Greta? Carina ma poco informata”, aggiungendo che la giovane attivista svedese farebbe bene a spiegare ai “paesi in via di sviluppo perché dovrebbero vivere in povertà e non come la Svezia”. E la lista di scettici riguardo a questo argomento potrebbe essere infinita, e tutti con le stesse motivazioni alquanto infondate, visto che ormai i dati rilevati e pubblicati sulle più famose e importanti riviste di statistica del mondo, parlano di un fenomeno che non si è mai verificato prima in questi termini, e che nessuno può più ignorare. Sembra infatti che la ragione dietro a tutti questi scetticismi sia quella di non voler accettare i cambiamenti che saremmo tenuti ad affrontare nel tentativo di contrastare quest’emergenza.

Cosa dovremmo fare quindi per poter fare la differenza? Innanzitutto, non noi, singoli cittadini, ma i potenti delle nazioni, ai quali è infatti riferito il messaggio delle manifestazioni Friday For Future. Essi, attuando uno sviluppo per un’economia ecosostenibile potrebbero veramente ridurre le emissioni di gas serra nell’atmosfera. In secondo luogo, ogni persona sarebbe in grado di dare il suo contributo nel cercare di sprecare ed inquinare il meno possibile. In tutto questo l’innovazione ci sta dando una mano e continuerà a darcela. Si pensi ai nuovi materiali che stanno lentamente sostituendo la plastica, diventata ormai di uso comune nella vita di ogni persona, si pensi alle varie forme di energia rinnovabile che stanno sostituendo i combustibili fossili (solare, eolica, idrica, ecc.), si pensi ai vari mezzi di comunicazione, quali cellulari, televisioni e radio, che permettono di sensibilizzare le persone al rispetto dell’ambiente.

Insomma l’uomo è in grado di poter fare la differenza e lo sta dimostrando ampiamente, utilizzando tutti gli strumenti che ha a disposizione. Ma allora di che cosa ci si preoccupa veramente? Il vero ostacolo da superare per l’uomo è il tempo, infatti dopo una certa soglia, si giungerà al cosiddetto “punto di non ritorno”, dove ristabilire l’equilibrio sarà alquanto difficile. Il fatto è che fino a quando non toccheremo con mano le vere conseguenze delle nostre azioni, non ci renderemo conto del pericolo che abbiamo d’avanti, ma a quel punto potrebbe essere troppo tardi. Questo comportamento sociale è espresso dal filosofo americano Noam Chomsky nel suo principio della “rana bollita”. La teoria afferma che se si mette una rana in una pentola di acqua fredda e la si fa scaldare lentamente, la rana, non avvertendo lo sbalzo di temperatura, continuerà a nuotare tranquillamente, fino a che sarà troppo debole per uscire fuori e morirà bollita. Diversamente, se si mette una rana in una pentola di acqua bollente, questa accorgendosi dello sbalzo termico, salterà subito fuori salvandosi la vita. Ed è questo messaggio che le manifestazioni ambientaliste come quelle di Friday For Future vogliono dare ad ogni persona: sollecitarle a reagire e a cambiare il proprio destino prima che sia troppo tardi.

Stefano Valentini

Il riscaldamento globale esercita la sua azione causando lo scioglimento dei ghiacciai, un esempio la liquefazione del permafrost il quale contiene metano.

Quando si scioglie esso libera questo gas serra molto più potente dell’anidride carbonica e se venisse rilasciato tutto quello intrappolato nel permafrost sarebbe come raddoppiare l’inquinamento emesso dagli Stati Uniti.

Inoltre una recente  ricerca prevede lo scomparsa totale dei ghiacciai sotto i 3000 metri nel giro di 20-30 anni ( un tempo molto breve)

Un ulteriore problema è l’aumento dei livello del mare. A causa dell’innalzamento del livello del mare molte zone costiere sono soggette a erosione delle coste, inondazione e salinizzazione delle falde acquifere.

Uno studio che si basa su dati elaborati dall’IPCC, ipotizza un aumento di livello fino a 2 metri entro il 2100. Invece, la Nasa ,in base ad altre simulazioni ritiene che il livello dei mari salirà meno di 90 centimetri da qui a fine secolo.

Il peggior scenario è quello formulato dall’IPCC il quale sostiene che ci sarà un aumento della temperatura di 4 o 6 gradi.

Gravi conseguenze anche per la salute umana, come ad esempio la diffusione di malattie infettive (malaria, tenia, febbre gialla, ecc.) trasmesse dalla puntura di insetti che provengono da altri continenti come Africa. Decessi e incidenti dovuti ad eventi climatici estremi. L’aumento dei decessi soprattutto tra la popolazione anziana è dovuta a ondate di calore o freddo estremo.

Biodiversità

A soffrire le conseguenze dell’innalzamento delle temperature saranno anche gli animali. Gli habitat ideali per la sopravvivenza delle specie si modificheranno con migrazione verso aree del pianeta più fresche. Sia in terra che in acqua. Le popolazioni di specie animali e vegetali subiranno un’elevata riduzione, molte hanno la possibilità di estinguersi. Altrettante si sono già estinte, dato che siamo in quella che viene considerata la sesta estinzione di massa della Terra.

SOS PLASTICA

La plastica è una sostanza organica artificiale prodotta utilizzando materie fossili come petrolio e gas.

La sua indistruttibilità è però anche la causa della sua pericolosità poiché la maggior parte delle plastiche non sono biodegradabili. Ad oggi dei 27 milioni di tonnellate di rifiuti plastici prodotti ogni anno dall’Europa solo un terzo è riciclato, mentre il 50% in paesi come Francia, Spagna e Italia finisce in discarica procurando dei danni non solo all’ambiente ma anche all’economia.

Stime recenti riportano una presenza di oltre 150 milioni di tonnellate di plastica negli oceani del mondo. Si stima che entro il 2025 gli oceani conterranno 1 tonnellata di plastica ogni 3 tonnellate di pesce ed entro il 2050 ci sarà, in peso, più plastica che pesce. Nel 2018, l’UNEP (Programma Ambiente delle Nazioni Unite) ha collocato il problema della plastica negli oceani tra le sei emergenze ambientali più gravi (insieme ad altre come i cambiamenti climatici e perdita della biodiversità.

SOLUZIONI

  • Basterebbe il 3% della superficie del Sahara con pannelli solari termodinamici per produrre più di tutta l’elettricità che usiamo in tutto il mondo
  • Si potrebbe pompare, con strumenti appositi, l’anidride carbonica fuori dall’atmosfera e stoccarla nel sottosuolo ( ma troppo costoso )
  • Per salvaguardare la fauna marina l’azienda The Ocean Cleanup ha creato un sistema di tubi che sfruttano il flusso delle maree e delle correnti per raccogliere i rifiuti ( provenienti parlo più dall’Isola di plastica dell’oceano Pacifico)

Nella quotidianità si può:

  • Utilizzare lampadine a risparmio energetico
  • Utilizzare buste biodegradabili
  • Fare la raccolta differenziata
  • Ricordarsi di chiudere il rubinetto quando non ci serve per esempio quando ci si lava i denti
  • In inverno il termostatato deve essere di una temperatura di 20/22 gradi non più poiché sennò emettiamo più di 24 kg di CO2
  • Utilizzare borracce , evitare bottiglie di plastica
  • Utilizzare acqua del rubinetto che ha un impatto di 2g di CO2 mentre una bottiglia di plastica da 1,5 lt ha un impatto di 200 g di CO2
  • Fare più iniziative per andare a pulire le città (come quella organizzata da Legambiente)

Beatrice Gattobigio