FridaysForFuture: il risveglio degli ecologisti I

a cura della classe 4^ABA

Come molti sanno, il 27 settembre moltissimi ragazzi (e non) hanno manifestato partecipando al corteo che si è srotolato per le strade del centro di Arezzo. Incerto il numero dei manifestanti, che secondo il movimento “Fridays for future (FFF)” è stato addirittura superiore  ai duemila.                                             Questo evento dalle dimensioni notevoli per una città come la nostra, ha avuto inizio in piazza San Jacopo, per poi snodarsi fino a Piazza della Libertà, dove ci sono stati diversi interventi, l’ultimo dei quali da parte di un’attivista dell’associazione FFF Arezzo.

Si è trattato del terzo sciopero globale per il clima.

Eppure  ci si può chiedere: perché a questo sciopero hanno aderito un milione di persone e oltre in 180 città solo in Italia? Qual è la motivazione di questo sciopero e da dove nasce il movimento che lo ha organizzato?                      

La causa scatenante di questo sciopero globale, e d’altra parte anche dei primi due, è un accordo internazionale che non riesce a dare risultati concreti soddisfacenti. Infatti alla COP24, vertice internazionale in Polonia al quale sono stati presenti circa duecento stati, non sono stati presi seri provvedimenti di fronte a un dato molto preoccupante: le 410 parti per milione di CO2 in atmosfera, quota raggiunta oggi dopo un’impennata notevolissima negli ultimi anni.


Molte nazioni o personaggi politici prendono sottogamba la questione ambientale, e a rompere il silenzio su questo argomento non è stata una schiera di scienziati con dati allarmanti, né un noto ed influente personaggio, bensì una ragazzina di quindici anni. Questa coraggiosissima ragazza ha iniziato la sua opera di mobilitazione generale con un sit in davanti alla sede del parlamento svedese, scioperando ogni venerdì finché, girando sui media, le sue foto sono riuscite a colpire l’opinione pubblica.

 Ovviamente in un così veloce spostamento dell’opinione su di lei non sono mancate le critiche sui social e addirittura su alcuni giornali, i cui articoli riportano frasi come “Bergoglio in Vaticano: ‘Vieni avanti Gretina’”, “La svedesina con le treccine trilla felice: ‘Mi ha detto: “Vai avanti, Greta!”’, “La rompiballe va dal Papa” che, più che denigrare Greta Thunberg, a mio giudizio mettono in cattiva luce chi ha scritto gli articoli.

Qualcuno, come l’astrofisico italiano Antonino Zichichi, riesce ancora a negare il rapporto tra attività umane e cambiamenti climatici.

 Altri si chiedono, invece, se dietro alla sua prima manifestazione davanti al parlamento non ci siano motivi di marketing volti a sponsorizzare il libro della madre, Malena Ernman, uscito lo stesso giorno, o se la giovane attivista svedese non sia in realtà guidata da adulti per chissà quali interessi. A questa persona che si è impegnata completamente per donare un futuro degno di questo nome alle prossime generazioni si è ispirato il movimento apartitico (e slegato da ogni schieramento politico) Fridays For Future, presente capillarmente  in tutte le realtà locali del mondo e allo stesso modo unito come progetti a livello nazionale e come scioperi a livello globale.

Combattendo i cambiamenti climatici si affrontano in realtà una serie di problemi distinti, quali:

RISCALDAMENTO GLOBALE_ In un secolo la temperatura media terrestre è aumentata di un grado centigrado, e senza  riduzione delle emissioni potrebbe salire di altri quattro gradi entro il 2100, con una fusione delle calotte glaciali, aumento del livello oceanico di almeno un metro, carestie, diffusione di malattie tropicali, migrazioni umane epocali ed incremento di eventi estremi (siccità, alluvioni,uragani); inoltre si modificherebbero la loro distribuzione e il clima mondiale, a causa del cambio delle correnti terrestri, dipendente dall’aumento della temperatura antartica, che raffredda e direziona tutte le masse d’aria in perpetuo spostamento.

ACIDIFICAZIONE DEGLI OCEANI_ è una conseguenza dell’assorbimento del biossido di carbonio atmosferico in eccesso da parte delle acque: gli oceani tamponano in parte l’aumento della CO2 nell’aria, ma si acidificano con gravi effetti sugli scheletri carbonatici di organismi alla base della catena alimentare marina (plancton, molluschi, coralli, ecc…).

BUCO DELL’OZONO: Impoverimento dell’ozono stratosferico (tra 20 e 30 chilometri d’altezza) che filtra i raggi ultravioletti dannosi per la struttura del DNA nelle cellule viventi, dovuto ai clorofluorocarburi (CFC), messi al bando dal protocollo di Montréal (1988). Grazie all’accordo, fortunatamente, il buco sta lentamente iniziando a rimarginarsi.

CAMBIAMENTO D’USO DEI SUOLI_ cementificazione e deforestazione per coltivazioni, allevamenti e prelievo di legname (circa 50.000 ettari al giorno nel mondo) compromettono in modo irreversibile i suoli e i loro servizi eco sistemici, inclusa la capacità di assorbire CO2 e contenere i cambiamenti climatici (capacità di omeostasi degli ecosistemi).

SQUILIBRI DEI CICLI BIOGEOCHIMICI_ L’eccessivo uso di concimi di sintesi in agricoltura altera i naturali cicli biogeochimici di azoto e fosforo, che si accumulano (sotto forma di ione ammonio, ione nitrato, ione nitrito) in modo anomalo in fiumi, laghi e mari, inquinandoli e causando un fenomeno chiamato eutrofizzazione (questo effetto impoverisce di ossigeno e di luce solare i corsi d’acqua, riducendo la biodiversità degli ecosistemi e distruggendo gli habitat di molte specie). Le riserve di fosforo potrebbero esaurirsi entro un secolo.

ECCESSO DI USO D’ACQUA DOLCE_ Solo lo 0,6% di tutta l’acqua del mondo è dolce ed utilizzabile, ed il suo prelievo eccessivo per agricoltura, industrie e usi domestici sta impoverendo falde, fiumi e laghi, scatenando conflitti per il loro controllo.

INQUINAMENTO DI ARIA, ACQUA E SUOLI_ Da un secolo l’immissione nell’ambiente di dannosi prodotti chimici di sintesi (plastica, metalli pesanti, fitofarmaci, radionuclidi, ecc…) ha alterato la qualità dell’acqua, aria e suoli, propagandosi attraverso le catene alimentari (biomagnificazione) fino a noi, con un miscuglio di veleni di cui non conosciamo gli effetti complessivi.

PERDITA DI BIODIVERSITA’_ Pressione umana sull’ambiente, cambiamenti climatici e inquinamento stanno determinando estinzioni di specie viventi da mille a diecimila volte più rapidamente del livello naturale di fondo. Abbiamo avviato la sesta estinzione di massa, sconvolgendo la biosfera da cui dipendiamo.

Le soluzioni a tutto ciò ci sono, ma sono puntualmente ignorate; in effetti negli anni ci sono stati moltissimi accordi internazionali per il clima, che però non sono stati rispettati. L’ultimo è l’accordo di Parigi, firmato da 195 paesi e che fissa come limite ultimo per attuare i suoi obiettivi posti per mitigare gli effetti dell’effetto serra potenziato (quell’effetto serra aggiuntivo a quello naturale determinato dai gas serra immessi dall’uomo in atmosfera) il 2030. Abbiamo quindi undici anni per eliminare il rischio di cambiamenti irreversibili nella biosfera e nel pianeta intero, tramite questo accordo.

Esso, tuttavia, deve considerare che paesi in via di sviluppo debbano sviluppare la propria economia prima di poter ridurre le emissioni e non tiene conto degli effetti che persisterebbero anche dopo che smetteremo di emettere CO2 ed altri gas serra come CH4, H2O, NO2, SF6. Inoltre queste misure contano nello sviluppo di tecnologie ad oggi non ancora progettate per combattere i cambiamenti climatici.

È chiaro che per scongiurare enormi perdite di vite umane è d’obbligo un drastico cambiamento nella nostra ottica, nei nostri comportamenti come singoli e probabilmente anche un cambio nel sistema economico. Ottimi atteggiamenti possono essere adottati anche dalle singole scuole senza grossi sforzi; delle proposte per la nostra potrebbero essere ad esempio:

eliminare la plastica nei prodotti erogati dalle macchinette (augurandosi che il progetto per la distribuzione delle borracce agli alunni inizi a breve);

chiedere di sostituire i sacchetti per la vendita dei panini di plastica con quelli di carta;

regolare i termosifoni dalle classi.

Fonti:”non c’è più tempo”_ Luca Mercalli, ec.europa.eu accordo di Parigi,www.tpi.it Libero offende Greta Thunberg: “vieni avanti Gretina”,www.linkiesta.it  Cop24, a Katowice tutti i Paesi fanno a gara per fregarsene del clima, m.tp24.it Zichichi a Greta:”studia, il cambiamento climatico non è legato alle attività  umane”

Giulia Scarabicchi

… La Terra è davvero a rischio,o per meglio dire, anche l’uomo lo è; l’uomo che con industrie, mezzi di trasporto, allevamenti intensivi, sfruttamento eccessivo del suolo, cattivo smaltimento dei rifiuti e soprattutto un uso eccessivo e scorretto di plastica e altre abitudini sbagliate, sta distruggendo tutti gli equilibri terrestri portando gravi conseguenze.

Partiamo dall’effetto serra,ormai argomento di discussione  in ogni luogo e in ogni momento. L’effetto serra è un fenomeno NATURALE sulla Terra perché essa possiede un’atmosfera gassosa che tra i tanti gas contiene una piccola percentuale di CO2 (anidride carbonica) e altri gas chiamati “gas serra” (metano,ozono..) che hanno la capacità di trattenere le radiazioni solari sotto forma di raggi infrarossi e rifletterli sulla superficie terrestre rendendo la temperatura favorevole alla vita degli esseri viventi. Infatti grazie a questo meccanismo la temperatura media è di 15C°. Senza queste condizioni non ci potrebbe essere la vita sul nostro pianeta. Nell’ultimo periodo si ha un effetto serra POTENZIATO a causa dell’impatto antropico che rilascia nell’atmosfera diverse quantità di gas serra:

  • La CO2 viene prodotta tramite le combustioni,soprattutto di combustibili fossili (petrolio,carbone,gas naturale) che sono ormai alla base della nostra quotidianità: le fonti principali sono gli impianti di riscaldamento, automobili, autobus, industrie. Ed anche la loro estrazione potrebbe causare danni (si leggono molto spesso di petroliere che hanno perso del materiale in mare,ad esempio);
  • Il metano (CH4) aumenta grazie agli allevamenti intensivi di bovini e suini in cui gli animali ne producono grandi quantità a causa della fermentazione enterica (batteri metanogeni) quindi in continuazione. Inoltre l’estrazione e la distribuzione del metano ne causa la perdita e il rilascio in atmosfera, anche i trattamenti delle acque producono tale sostanza (in particolare nei fanghi di scarto che poi possono essere riutilizzati per produrre energia) ed infine anche tramite le discariche,soprattutto a cielo aperto.
  • L’ozono (O3) è un gas presente naturalmente in atmosfera a grandi altezze formando uno strato vero e proprio che è essenziale perché filtra i raggi ultravioletti che sono molto dannosi per l’uomo. Però l’ozono che viene rilasciato  con le macchine e che si trova ad altezze molto più basse è nocivo e tossico (questo si può capire anche dal fatto che viene utilizzato per depurare le acque ed eliminare tutti i batteri presenti). Si parla molto spesso del “buco nell’ozono” che è in poche parole un assottigliamento dello strato di ozono presente in atmosfera che ci protegge dai raggi UV;questo a causa dei CFC (sostanze non degradabili organiche) che si emettono grazie a condizionatori,bombolette spray,industrie.. e quindi a causa dell’assottigliamento  si può avere un aumento della quantità di raggi che arrivano nella superficie terrestre.

Le conseguenze dell’effetto serra potenziato sono l’aumento della temperatura,quindi scioglimento dei ghiacciai (già abbastanza evidente),aumento del livello del mare e fenomeni climatici estremi, come periodi di siccità o di grandi piogge,uragani… Per cercare di ristabilire l’equilibrio, il fenomeno naturale perfetto è la fotosintesi, anche se date le grandi concentrazioni di CO2 , le piante non riescono a ristabilire l’equilibrio. Quindi le soluzioni devono anche partire dall’uomo: ridurre le emissioni di anidride carbonica: spostarsi con bici,a piedi,mezzi di trasporto pubblici.. Contenere le emissioni delle industrie grazie anche a dei filtri appositi e delle tecniche di produzione più ecocompatibili; diminuire nettamente gli incendi alle foreste per l’agricoltura (spesso per la produzione di olio di palma) poiché si degrada il suolo e intanto si rilasciano gas dannosi. Per quanto riguarda il metano agire sugli allevamenti intensivi,diminuirli,utilizzare altre tecniche soprattutto per lo smaltimento dei liquami che molto spesso sono contaminati dagli antibiotici somministrati agli animali e che causano il fenomeno dei batteri resistenti, altro grandissimo problema per l’uomo. “Semplicemente” passare ad energie rinnovabili (solare,eolico..) e da parte degli stati incentivare queste nuove attività.

Un altro grande problema è la plastica,un materiale che tutti utilizziamo quotidianamente,che ci circonda senza rendercene conto e che purtroppo non svanisce quando noi lo gettiamo in un comune cestino e tanto meno quando l’abbandoniamo nell’ambiente. Grazie allo scorretto smaltimento della plastica essa finisce per la maggior parte in mare,dove con il tempo,grazie all’azione della luce inizia a frammentarsi senza però sparire,nascono così le microplastiche. Esse sono frammenti piccolissimi di plastica che per gli organismi marini sono sinonimo di cibo e quindi le ingeriscono senza rendersene conto morendo dopo del tempo perché si riempiono lo stomaco di queste sostanze e non sentono più appettito. Oppure possono ingerire direttamente cannucce,sacchetti di plastica e soffocare a causa di essi. La plastica è un materiale indistruttibile,che non può essere degradato in natura ma solo con processi specifici e quindi tramite il giusto smaltimento o il riciclo. Ecco perché è importante fare la raccolta differenziata a casa,non gettare rifiuti (di ogni genere) dove capita senza pensarci. Dobbiamo dire che esistono anche tipi di plastica biodegradabile(amido..),ossia che grazie ad alcuni batteri può essere degradata in tempi brevi e fortunatamente questo settore sta crescendo molto. Nella quotidianità potremmo ridurre l’uso di plastica sostituendo le bottigliette comuni con delle borracce e a casa usare bottiglie di vetro con l’acqua del rubinetto,eliminare o comunque limitare l’uso di bicchieri/piatti/posate di plastica e di oggetti usa e getta o di cannucce che possono essere sostituiti con i prodotti biodegradabili equivalenti. Ciò che potremmo fare a scuola potrebbero essere degli incontri in cui si affronta il problema,progetti in cui magari si procurano delle borracce a tutti gli studenti,oppure anche i sacchetti dei panini non di plastica ma di altro materiale. In generale aumentare la sensibilizzazione e le conoscenze in questo ambito proprio dentro la scuola essendo il luogo dove passiamo gran parte delle  nostre giornate da Settembre a Giugno. Voglio concludere con uno slogan che ho visto alle manifestazioni a cui ho partecipato e che racchiude quello che secondo me molte persone non capiscono e che invece è essenziale da comprendere: “La Terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla Terra”

Rachele Marcelli

… L’informazione ha già portato ad una maggiore sensibilizzazione della popolazione, tanto che molte persone adottano molto più frequentemente piccoli accorgimenti quotidiani, che nel loro insieme porteranno sicuramente a qualcosa di buono. Solamente che il problema del cambiamento climatico sta anche, e soprattutto, nelle emissioni di gas ad effetto serra (anidride carbonica, metano, ossidi di azoto, CFC…). Infatti l’uomo produce all’incirca il 92% di gas serra solo per esigenze personali (trasporti 28%, edifici e industrie 31%, elettricità 33%…), mentre l’altro 8% è prodotto da allevamenti e agricoltura, ovviamente di tipo principalmente intensivo. Nonostante ci siano numerosi interventi da parte delle Nazioni unite per poter controllare e mantenere sotto un determinato livello le emissioni di particolari attività (Protocollo di Kyoto, Congresso di Parigi…), molti Paesi continuano ad ignorarle. Per esempio, i primi tre paesi per “degrado ambientale” nel mondo (Cina, USA, Brasile) producono tassi talmente elevati di CO2 e di sostanze inquinanti che basterebbe dimezzarli per poter quasi arginare il problema. USA è il Paese con più emissioni di CO2 nel mondo, a seguire Cina e poi subito Brasile, i cui habitat e abitanti sono sopraffatti dagli interessi monetari dello Stato e delle imprese private, volte al guadagno e non alla tutela ambientale. Basti pensare che moltissimi dei gas serra sono emessi da Stati industrializzati e in crescente sviluppo, per capire la difficoltà di diminuire tali emissioni di fronte all’aumento delle esigenze e di fronte allo sviluppo di nuova tecnologia. Nonostante ciò, ci sono oltre 77 Paesi che si sono disposti per cercare di dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030, e di azzerarle entro il 2050. Anche in Italia, come altri stati europei, si sta organizzando un metodo di economia a basse emissioni di gas serra, ovvero un tipo di economia basato principalmente sulla tutela ambientale, cercando di mettere in luce le pratiche ecosostenibili e accantonando le pratiche dannose all’ambiente. Questo è un importante passo avanti, che tende il proprio interesse verso l’ambiente, nonostante molti paesi si rivelino ostili a tutto ciò. La lotta contro il cambiamento climatico è anche un obiettivo dell’Agenda 2030, un programma per lo sviluppo sostenibile sottoscritto da 193 Paesi. In esso si prefiggono alcuni metodi per poter giungere ad un traguardo ben definito, che sono principalmente: sensibilizzazione della popolazione, fondi mondiali atti alla ricerca scientifica di pratiche ecosostenibili che procedano di pari passo con lo sviluppo umano, integrazione di pratiche contrarie al riscaldamento globale nelle politiche Statali e la pianificazione di metodi di sviluppo ecosostenibili principalmente nei paesi in via di sviluppo e nei paesi maggiormente sviluppati.

Molte persone credendosi estromesse dalla situazione, continuano il loro stile di vita assolutamente non sostenibile. Questo atteggiamento ha portato alla sensibilizzazione di vari governi, che creano veri e propri bandi, aperti ad ogni cittadino volenteroso di poter trovare una soluzione al cambiamento climatico. Come detto in precedenza, il grande passo dell’umanità, volto a tutelare il suo Pianeta, sta nei vari accorgimenti della popolazione. Sì, perché uno Stato produce in maniera non ecosostenibile in quanto la domanda della popolazione è alta e ciò costringe lo Stato ad aumentare l’offerta e quindi la produzione intensiva.

 Il cambiamento principale deve venire dalla popolazione, che deve tener conto che non è presente un Pianeta B e che finché continuerà a domandare esigenze poco sostenibili, la situazione cambierà troppo poco. E’ anche vero allo stesso tempo che gli stati non si industriano per trovare soluzioni adatte a soddisfare la domanda e l’ecosistema mondiale.

Giovanni Tiezzi

… La tabella si riferisce alle emissioni di C02 a livello mondiale negli ultimi 60 anni

… Il mio pensiero sulla questione è che è giusto manifestare ma ciò deve avere un seguito tangibile e reale. Personalmente faccio raccolta differenziata a scuola, a casa e in ogni occasione possibile. Periodicamente mi pongo questa domanda: di chi è la colpa? Penso che la politica non abbia voluto affrontare e/o risolvere il problema a causa di conflitti economici e per non bloccare la crescita economica dei paesi.

Paolo Bulgarelli

Noi ragazzi possiamo fare ancora poco per lottare contro i cambiamenti climatici, ma una cosa ci riesce bene: far riflettere.

Purtroppo la maggior parte degli adulti ha una mentalità chiusa su questo argomento e tocca a noi sensibilizzarlo in tutti i modi, ma non sempre gli adulti collaborano. A molti genitori non va a genio che i loro figli saltino la scuola per seguire le idee di una ragazzina, oppure ai politici non torna il fatto che le venga dato così  tanto spazio, polemizzando su qualsiasi mezzo di comunicazione, da facebook ai giornali.

Ma quello che non capiscono è che non c’è tempo di polemizzare perché le cose da risolvere sono veramente troppe. Sicuramente la prima cosa da fare è abolire i combustibili fossili, passando alle fonti rinnovabili e alle “energie verdi” (eolica, idroelettrica, geotermica), inoltre si potrebbe dare più spazio ai motori ibridi oppure totalmente elettrici.

Giulio Casotti

… Secondo il mio parere bisognerebbe, intanto, iniziare dalle scuole di ogni grado a far rispettare le regole sull’ambiente, educando a fare la raccolta differenziata, il riciclo di materiali e consegnando appositi contenitori dove mettere la colazione (per non utilizzare involucri di plastica) al fine di rispettare l’ambiente. Anche al di fuori della scuola bisognerebbe rispettare queste regole, per diminuire i rifiuti da smaltire.

Soluzioni per ridurre il CO2 in atmosfera sono il minor utilizzo delle auto, che nelle grandi città  creano traffico e inquinamento. A tal fine bisognerebbe incentivare gli abitanti ad utilizzare i tram e le metropolitane che sono più comode ed ecologiche. Inoltre, per favorire l’utilizzo dei mezzi di trasporto, potrebbe essere creato un biglietto bus + treno scontato per muoversi fuori città senza utilizzare l’auto. Per diminuire le emissioni dovrebbe essere incentivata ancor di più l’applicazione di pannelli solari e fotovoltaici sia alle abitazioni che nei luoghi pubblici, fino ad arrivare al completo utilizzo di materie rinnovabili.

Francesco Falini

 Il 92% della produzione di CO2 deriva dalle attività umane (trasporti 28%, edifici ed industrie 31%, elettricità 33%) e il restante 8% deriva dagli allevamenti e dall’agricoltura di tipo intensivo. Il particolato, il biossido di azoto e l’ozono troposferico sono attualmente considerati i 3 inquinanti che più incidono sulla salute umana. L’obiettivo a lungo termine dell’Unione Europea è di raggiungere i livelli della qualità dell’aria che non comportino conseguenze o rischi inaccettabili per la salute umana e l’ambiente.

Io personalmente proporrei l’utilizzo del carbonio già presente nel pool di scambio (quello già presente nell’ambiente) come fonte di combustibile e non andare a liberare il carbonio presente nel pool di riserva (quello che si trova nel sottosuolo nei combustibili fossili). Per fare questo promuoverei lo sviluppo nella  produzione di biometano ovvero il metano prodotto dalla degradazione di materiale organico (scarti di cucina o reflui zootecnici) all’interno di silos specializzati, dove alcuni tipi di microrganismi degradano la sostanza organica dando come scarto questo combustibile ecosostenibile. Infine riterrei fondamentale cambiare il nostro stile di vita basato fondamentalmente sul consumismo per tornare ad una economia più sostenibile cercando cosi di ridurre l’emissione di CO2 e altri gas fortemente inquinanti.

 Mattia Paperini

Molto interessante è stata una delle opere di sensibilizzazione alla quale ho partecipato, attuata appunto da Legambiente, che prendeva il nome di “Puliamo il mondo” e che aveva lo scopo di ripulire una “discarica” in pieno centro di Arezzo (fiume la Parata); mai più vero il detto: «finché non vedi non credi», perché io non avrei mai immaginato di trovare una situazione del genere, per questo sono fermamente convinto che le persone dovrebbero essere più coinvolte in queste imprese perché solo così avrebbero l’effettiva consapevolezza di ciò che gli accade intorno.

Tutto queste azioni quotidiane però nel loro insieme servono a ben poco se non c’è l’impegno delle grandi potenze come gli Stati Uniti, la Cina, l’India e l’ Unione Europea che nonostante il protocollo di Kyoto (redatto l’11 Dicembre del 1997), che limita le emissioni di gas serra (al quale gli Stati Uniti non hanno aderito), continuano tutt’ora ad emettere enormi quantità di quest’ultimi, che le portano per tanto ad essere in vetta alla classifica dei maggiori produttori gas serra (anidride carbonica, metano, protossido di azoto, ozono, vapore acqueo e alocarburi (CFC, HCFC, HFC).


Anche deforestazione, agricoltura intensiva, trasporti, rifiuti sono tutti dei tasselli che contribuiscono ad aggravare la situazione, ad esempio gli allevamenti occupano il 25% della superficie terrestre; miliardi di ettari di terreno riconvertiti a tale scopo e che producono il 65% del protossido d’azoto rilasciato in atmosfera e il 44% di tutto il metano. Uno studio del 2010 del World Watch Institute (il più autorevole centro di ricerca interdisciplinare sui trend ambientali del nostro pianeta) stimava 19,7 miliardi di esemplari destinati alla produzione di uova e carne. E se nel 1970 si riteneva che gli animali allevati per l’alimentazione umana fossero 9 miliardi, ora si parla di 26,7, per un consumo di carne pro capite pressoché raddoppiato in 40 anni. E’ fondamentale che una realtà tanto grave cessi di essere estranea alla coscienza dei cittadini.

Matteo Paolo Rossi