Starlink: Internet spaziale

di Leonardo G. Deoanca e Leonardo Ilie

L’accesso a Internet ormai fa parte delle nostre vite e noi tutti lo consideriamo una cosa scontata; eppure, ancora oggi, quasi un terzo degli abitanti del nostro pianeta non sa nemmeno cosa sia.

Negli ultimi anni si è sentito parlare di un progetto che coinvolgerà migliaia di satelliti che si andranno a stabilire non molto lontani dall’atmosfera terrestre con lo scopo di fornire Internet ad alta velocità per chiunque. Può sembrare un film di fantascienza con un finale apocalittico, ma è tutt’altro che negativo.

La prima bozza del progetto è nata nella mente dell’imprenditore americano Greg Wyler già negli anni ’90. L’obbiettivo dell’uomo d’affari era quello di estendere l’accesso a Internet anche a coloro che venivano definiti “the Other 3 Bilions“, ovvero gli altri 3 miliardi i quali non conoscevano nemmeno l’esistenza di Internet. Il primo tentativo di Wyler non andò a buon fine, a tal punto che abbandonò il progetto, fino al suo incontro con Elon Musk.

I due iniziarono a parlare assieme di questa idea la quale piacque tantissimo a Musk, così cominciarono a collaborare insieme per realizzarla. La visione di Musk però, era molto diversa e unica nel suo genere e all’improvviso il rapporto tra i due imprenditori finì. Il magnate sudafricano però non aveva di certo l’idea di abbandonare il progetto, così da costituire e annunciare nel 2015 il progetto Starlink, di cui si occupa adesso una parte di SpaceX, ovvero l’azienda aerospaziale privata di Elon Musk.

I protagonisti del progetto

Appena sentiamo parlare di “satellite”, sappiamo più o meno tutti com’è fatto; ecco, un satellite Starlink è molto diverso da uno comune. Invece che una struttura a parallelepipedo, questi satelliti hanno una forma piatta e pesano meno di 260kg. Questo permette a SpaceX di poterne lanciare in orbita anche 400 con un solo razzo (in questo caso Starship). Una volta arrivati in orbita, i satelliti rimarranno operativi per un massimo di 5 anni, dopodiché essi verranno messi fuori uso e la loro composizione gli permette di disintegrarsi mentre attraversano l’atmosfera.

Satellite Starlink

Per cercare di mantenere una conformazione che non sia piena di meccanismi troppo complicati e fragili, ogni satellite è dotato di un solo pannello solare che viene attivato una volta che il satellite raggiunge la sua posizione finale; per potersi muovere poi ciascun satellite è provvisto di un motore elettrico che sfrutta l’effetto Hall. Questo meccanismo prevede la ionizzazione di un gas il quale poi verrà espulso all’esterno consentendo così al satellite di spostarsi. Tale meccanismo viene utilizzato solamente durante una prima fase di volo e successivamente per far ritornare sulla Terra il satellite.

Il sistema di navigazione è interamente sviluppato da SpaceX e riservato solamente per questi satelliti. Esso infatti, sfrutta le stelle per orientarsi. Ogni satellite è direttamente collegato al database del Dipartimento della Difesa americano che tiene conto di qualsiasi oggetto presente in orbita; grazie a questo, l’uomo interferisce il meno possibile con le operazioni di manovra del satellite, evitando così errori. Ma non è tutto: dato che il motore è fisso, per le manovre ogni satellite è dotato di ruote di reazione che sfruttano il principio di conservazione del momento angolare per variare l’orientamento del satellite e per fare ciò, ogni satellite è dotato di quattro giroscopi.

Per riuscire a coprire tutta la superficie terrestre, ogni Starlink possiede quattro antenne posizionate nel lato che si rivolge verso la Terra.

Utilizzare Internet sfruttando gli Starlink non è difficile; tutto ciò di cui abbiamo bisogno è un piccolo terminale grande quanto il cartone di una pizza. Basterà attaccarlo alla presa della corrente e poi farà tutto da solo. Secondo le parole di Musk:

Sembra un ufo sottile, piatto e rotondo su un bastone

Terminale Starlink

Il lato negativo di Starlink

Tutto quello che è stato appena detto caratterizzerà sicuramente il nostro futuro, ma a un’azione corrisponde una reazione uguale e contraria, come disse Newton.

Appena vennero lanciati in orbita i primi Starlink sorse un problema non da poco: si poteva osservare nel cielo una scia di punti luminosi che era causata dalla riflettività dei satelliti. Questa andava ad interferire con le osservazioni astronomiche ma non solo quelle ottiche; anche quelle effettuate da radiotelescopi in quanto i satelliti utilizzavano bande di frequenza simili a quelle dei telescopi. Poco dopo i primi lanci, la comunità di astronomi si mosse contro il progetto di SpaceX e ancora oggi i contrasti non sono finiti.

Scia di Starlink

Per riuscire a risolvere il problema, la società spaziale di Elon Musk sta cercando delle soluzioni: le bande di frequenza dei satelliti sono state cambiate ma questo non risolve tutto e sicuramente il problema sarà presente ancora per un bel po’ di tempo. Una possibile idea è quella di installare dei telescopi proprio sugli Starlink per consentire agli astronomi di effettuare le loro ricerche senza interferenze.

Come utilizzare il servizio di SpaceX

All’inizio del 2021, il numero di satelliti lanciati ha permesso l’avvia della fase di Beta di Starlink. Questo servizio è stato lanciato solamente in alcune aree del pianeta tra cui Stati Uniti, Canada, Regno Unito e anche Italia. Tramite il sito ufficiale di Starlink è possibile iscriversi al progetto e effettuare il pre-ordine del terminale. La velocità della connessione è ancora minore rispetto a quella fornita dalla fibra ottica, però questo negli anni cambierà perché avremo un numero di satelliti operativi sempre più grande.

Per adesso l’obiettivo del progetto è quello di fornire Internet a chi non può accedervi con una qualità simile ad una connessione tradizionale e bisogna dire che, per il momento, l’idea di Musk sta andando per il meglio.