I Demoni

di Riccardo Ricciarini

Ritratto di Fedor M. Dostoevskij del 1872

L’autore del romanzo è Fedor M. Dostoevskij è stato pubblicato nel 1872, l’editore del libro che ho letto è la Newton Compton Editori.

I demoni è un romanzo psicologico tendente al thriller ed esso è un pilastro dell’imponente letteratura russa.

Il romanzo è ambientato in una modesta cittadina limitrofa a Pietroburgo (attuale San Pietroburgo), le vicende si svolgono esattamente nel 1869. All’ interno del libro sono descritte ambientazioni di vario genere: ville e saloni sfarzosi, ricchi d’ogni fantasia del tempo, fino a passare alla descrizioni dei quartieri più indigenti con annesse i tuguri adibiti come abitazione. Nel complesso i luoghi descritti toccano la massima ricchezza fino ad arrivare alla massima miseria.

Nikolai Stravoghin è il protagonista (se così si può definire) de I demoni, Stravoghin è il figlio d’una duchessa vedova: Varvara Petrova; il protagonista del racconto è un uomo di mondo: esso ha girato tutta l’Europa e non solo. A Stravoghin è riconosciuto un certo intelletto ed una mancanza di principi e d’ogni forma di concezioni di comuni, per questi motivi veniva quasi venerato da certi suoi “seguaci”, che più tardi illustrerò. Il personaggio di Stravoghin è così complesso che l’autore ha dovuto narrare qualche sua vicenda prima dello svolgimento dei fatti. Il protagonista non subirà grandi cambiamenti all’interno del romanzo, fino a quando non sceglie di suicidarsi. Il suo suicidio è la dimostrazione d’un cambiamento interno al personaggio, perchè: Stravoghin era conosciuto dal popolo per essere un uomo cattivo che provava gusto a fare porcherie, tutto ciò secondo lui era giustificato da una fede agnostica; ma quando si rende conto che gli atei per certi versi sono migliori di lui sceglie il suicidio. Stravoghin dal racconto appare come un bell’uomo: alto, snello, moro e con uno sguardo magnetico. Queste caratteristiche gli donavano un certo fascino: di fatto era un donnaiolo.

Stepahn Tromotovic è il secondo personaggio più importante del romanzo: esso è il padre di Ptjor Stepanovic (braccio destro di Stravoghin). Stepahn è un pessimo padre, addirittura il termine padre è pure sbagliato perchè non ha mai avuto rapporti con suo figlio. Ptjor è in collera con suo padre che tenta di giustificare le sue nefandezze con i suoi anni di studio. Stepahn è un personaggio che avrà un profondo cambiamento all’ interno della storia: da uomo erudito e colto che basava la sua vita su una filosofia spicciola e sugli oboli di Varvara Petrova (erano amici), decide di cambiare vita e parte per un pellegrinaggio. Il cammino non finirà bene, ma per lo meno riuscirà a redimersi.

Satov è il disgraziato del racconto: esso verrà ucciso per aver lasciato il suo circolo segreto. Satov è molto povero e vive costantemente nell’angoscia, l’acuito della sua indigenza giunge non appena torna sua moglie separata da lui (lei aveva tradito Satov per Stravoghin). La moglie partorirà il figlio di Stravoghin e il povero Satov sceglie di tenerlo.

Kirillov è il personaggio più controverso del libro: afferma d’essere ateo ma alcuni suoi comportamenti dimostrano il contrario. La sua mente fu sedotta da Stravoghin che con le sue dottrine è riuscito a convincere a far suicidare Kirillov. Esso era molto povero e abitava al di sotto di Satov. Inoltre ha un ruolo fondamentale in tutta la vicenda.

Lembjankina è una zoppa matta, sorella del capitano Lebjankin: un ubriacone che si crede poeta. Stravoghin sposa Lembjankin per una sua perversione. La povera matta verrà uccisa col fratello qualche giorno dopo il matrimonio, da: Fedka il “condannato”.

Lizaveta era una gioviane ricca fanciulla innamorata persa di Stravoghin. Essa subirà un enorme delusione amorosa.

Un altro personaggio importante è il narratore interno. Esso descrive tutta la vicenda come un fatto di cronaca, l’unica cosa certa di lui è che era un allievo di Stehpan, ma il nome del narratore non viene mai menzionato ed è sempre al di fuori dei fatti.

Inoltre ci sarebbero altri personaggi, però ho deciso d’ometterli per una questione di lunghezza e praticità.

La vicenda inizia con la descrizione di Stehpan, esso vive grazie alle donazioni della amica Varvara, allo stesso tempo ritorna in città Stravoghin con Ptjor; loro due richiamano il loro circolo segreto formato da altri 4 componenti che giurano di prendere il potere della città per poi conquistare l’intera Russia, passo dopo passo. Prima di procedere in tutto ciò, decidono d’uccidere Satov perchè sospettano che potesse essere un delatore. Stehpan dopo un perquisizione commessa dalla polizia in casa sua decide di percorrere un pellegrinaggio, ma non prima d’averne discusso con Varvara. La stessa sera in cui parte per redimersi dalla sua squallida vita, Varvara insieme alla moglie del governatore decidono di creare un ballo dell’alta società. Il circolo di Stravoghin conscio di questa situazione decide d’appizzare un fuoco nella città per distruggerla. Il piano non va a buon fine ed hanno sempre più paura di Satov, allora con uno stratagemma portano Satov in un parco e gli sparano. Dopo questo accaduto Stravoghin va a parlare con un prete e dopodichè decide d’uccidersi (questo capitolo è censurato nel libro). Ptjor scappa dalla città, 3 componenti del circolo vanno a costituirsi, tranne il più giovane ma anche lui verrà imprigionato. Steahpan nel suo viaggio incontra una pastorella e allo stesso tempo si ammala e con un delirio capisce tutti i suoi sbagli e muore in pace.

N.B il riassunto è molto scarno perchè raccontare tutta la vicenda è quasi impossibile. La trama è molto più complessa ed intricata di quello che ho scritto.

Il romanzo ha un andamento molto lento e sempre costante (tranne che nell’ultima parte, ma pure lì è sempre lento), le frasi sono quasi sempre complesse con termini piuttosto complicati, tal volta. Il libro è saturo di descrizioni e dialoghi inutili ai fini della trama, che però riescono a trasportarti più internamente nella vicenda. Gli spostamenti temporali avvengono all’inizio e il tutto è stato descritto come una cronaca. Secondo me è per questo che è molto lento e anche poco avvincente nei singoli capitoli, però questo stile riesce a far apprezzare il libro per la sua interezza.

Da questo romanzo si impara moltissimo sul periodo storico, nella sua totalità: abitudini, parole desuete, modi di fare e una varità d’oggetti sconosciuti da me. Inoltre è ricco di riflessioni filosofiche e di concetti particolarmente alti.

Il tema principale dell’autore è il descrivere l’assenza di fede dei giovani nichilisti, esso da la colpa dei loro comportamenti ai loro padri, di fatto: Stravoghin non ha padre e il padre di Ptjor è stato assente. Inoltre vuole trasmettere una morale a lui molto cara: l’assenza della fede cristiana non può portare a nulla e l’unico modo di salvarsi e vivere serenamente è l’accettazione di Dio. Per di più ha questo libro ha un significato “extra”, ci tengo a precisare che è una mia idea personale e quindi può essere errata. Fedor Dostoevskij ha scritto I demoni in tarda età, prima scrisse Delitto e castigo (probabilmente il so romanzo più importante). In Delitto e castigo tenta di descrivere il personaggio principale come una persona “straordinaria”(per i più esperti sarebbe l’oltre uomo del filosofo F. Niezcht). Di fatto il personaggio ha il dubbio se è straordinario o no, e quindi commette azione che gli fanno comprendere d’essere una persona comune. Mentre nei I demoni, Stravoghin ha tutte le caratteristiche della persona straordinaria che descrive Dostoevskij in Delitto e castigo, inoltre Stravoghin sembra pure conscio della sua situazione. Il problema di tutto ciò è che se analizziamo i comportamenti sono quelli dell’oltre uomo, altresì sono pure quelli di uno psicopatico. Secondo me tutto ciò vuole dire che talvolta i concetti filosofici (quelli più alti) non possono essere utilizzati nel mondo “vero”, ma devono rimanere chiusi nei libri.

N.B Ci tengo a precisare che il concetto d’oltre uomo di F. Niezcht è stato creato dopo la persona straordinaria di Dostoevskij.

Inizialmente il libro non mi garbava più di tanto, ma col passare della lettura mi ci sono affezionato moltissimo. Ho adorato il modo in cui l’autore riesce ad esprimere le proprie idee, ma soprattutto la profondità dei personaggi e della storia; esse sono così abbondantemente ben descritte che pare quasi una vicenda reale, non riesco a comprendere come si faccia a creare una storia simile. Probabilmente tutto ciò si chiama talento.

Concludo questo articolo con una frase detta Stephan Tromotovic: “pensiero cinico; ma un’elevata mentalità favorisce talvolta, se non altro per sua complessità di sviluppo, l’inclinazione ai pensieri cinici”.