Martina

La  scuola, come ogni altra istituzione, ha dovuto adottare delle alternative per poter continuare a svolgere le attività durante questo periodo di emergenza. Inizialmente, sia per l’euforia di una situazione mai provata sia per la voglia di mantenere un rapporto con i compagni e insegnanti, mi sembrava un’iniziativa divertente e curiosa. Ogni mattina mi alzavo felice di “vedere” altre persone che non fossero i miei genitori e poter interagire con l’esterno mi faceva sentire felice e meno isolata. Persino fare i compiti e studiare mi sembravano attività che potessero mantenere, in qualche modo, alcuni aspetti della mia vecchia routine.

Con il passare dei giorni,che poi sono diventate settimane e poi mesi, mi sono resa conto che interagire con le persone attraverso uno schermo non assomiglia per niente ad una relazione reale. L’euforia si è trasformata in noia e poi in disperazione. La felicità che ogni mattina mi accompagnava è diventata nostalgia dei vecchi tempi,che sapevo sin dall’inizio non sarebbero tornati presto.

 Adesso la mattina mi alzo alle otto, ma rimpiango i momenti in cui mi alzavo alle sei, stanca e costretta a prepararmi velocemente per paura di perdere l’autobus; mi posiziono davanti ad un computer per quattro ore e, al termine di queste, mi sento ancora più sola e scoraggiata. La concentrazione è quasi inesistente e la voglia di imparare cose nuove, che ho sempre avuto, si è trasformata in “devo farlo”. 

Anche lo studio è diventato più monotono e, se all’inizio della quarantena mi sembrava un modo “per passare il tempo”, adesso mi appare quasi come una costrizione.

Questo non perché io abbia perso  interesse verso ciò che mi viene insegnato, ma perché imparare senza vivere emozioni, in un modo così asettico, non mi fa venir voglia di imparare cose che in questo momento mi sembrano essere quasi superflue. 

Sono una persona che pretende sempre il massimo e questo, da sempre, mi fa vivere in uno stato costante di ansia. Pensavo che parlare ad uno schermo,anziché ad una persona, sarebbe stato utile a farmi stare più rilassata. Così è stato, in parte, perché lo schermo è come una protezione e un isolamento dalle mie ansie. Ma il trascorrere dei giorni mi ha fatto capire che lo schermo mi impedisce di vivere la scuola, provare delle emozioni che, seppur negative, rendono la vita ricca e degna di essere vissuta.

Sicuramente questa esperienza, che spero finisca il prima possibile, mi ha lasciato tanto e mi ha insegnato delle cose che prima sottovalutavo; ma non posso, né voglio, immaginare una scuola diversa da quella che ho sempre frequentato, in cui le persone interagiscono realmente e gli alunni vivono ansie, felicità, sconfitte, circondati  dall’affetto e dal supporto dei compagni e degli insegnanti.