La Formula 1

Di: Barneschi Mattia, Canacci Davide, Sanarelli Pietro, Tistarelli Luca.

La categoria è nata nel 1948 in sostituzione della Formula A, diventando poi a carattere mondiale nella stagione 1950. Il termine “Formula”, presente nel nome, fa riferimento a un insieme di regole alle quali tutti i partecipanti, le macchine e i piloti, devono adeguarsi; esse introducono un numero di restrizioni e specifiche nelle auto, al fine di evitare le eccessive disparità tecniche tra le auto, di porre dei limiti al loro sviluppo e di ridurre i rischi di incidenti. La Formula 1 ha avuto molti cambiamenti durante la sua storia. Ad esempio, ci sono stati differenti tipi di motori, con schemi da quattro fino a sedici cilindri e con cilindrate da 1,5 a 4,5. 

La Formula 1 affonda le sue radici nelle corse automobilistiche di fine Ottocento, che incominciarono ad assumere lo status di Gran Premi dal 1906. Negli anni 1920, ci fu la prima seria regolamentazione delle gare, denominata “Formula Grand Prix”, e fu adottata principalmente in Europa.

Lo stesso regolamento fu alla base di tre edizioni di un Campionato Mondiale per Costruttori, di due edizioni di un “Campionato Internazionale” e delle cinque edizioni di un “Campionato Europeo Grand Prix” (dal 1935 al 1939) dominato da piloti e vetture tedesche.

Tuttavia, la prima gara valida per il campionato vero e proprio fu il Gran Premio di Gran Bretagna, disputato nel 1950. Il campionato prevedeva il titolo solo per i piloti, la cui classifica veniva fatta in base ai risultati ottenuti nelle sette gare previste in quegli anni, ovvero il Gran Premio di Svizzera, il Gran Premio di Monaco, il Gran Premio di Belgio, il Gran Premio di Francia, il Gran Premio d’Italia, il già citato Gran Premio di Gran Bretagna e la 500 miglia di Indianapolis. Quest’ultima gara fu introdotta nella speranza di riuscire a coinvolgere nella storia della Formula 1 anche gli Stati Uniti: oltreoceano, però, inizialmente non si ottenne un grande successo e questa gara fu inserita quindi solo nella prima edizione del campionato.

Nel 1958 venne introdotto anche il Campionato costruttori. Ecco dunque che le scuderie iniziarono a svilupparsi e poi ne nacquero anche di nuove. Negli anni ’50, ad esempio, a dominare i primi Gran Premi furono le vetture italiane dell’Alfa Romeo. In questi primi anni, però, la gara automobilistica Formula 1 fu al centro di ampi dibattiti, al punto che in molti chiesero di chiuderla per sempre a causa dei numerosi incidenti mortali. La soluzione adottata per non arrivare a rimedi estremi fu la riduzione della potenza delle auto: per questo motivo, nel 1961 la cilindrata in Formula 1 fu fissata a 1500 cm³.      

Nel 1970 apparvero per la prima volta la Lotus72 e la Lotus79, questi due modelli rivoluzionarono i modelli di automobile utilizzati nella Formula 1. Tutte le scuderie infatti presero spunto da questi due modelli per la creazione delle proprie auto ed inoltre ne migliorarono le prestazioni.

La Formula 1 negli anni ’80 conobbe un ulteriore periodo di sviluppo a livello tecnico grazie ai motori turbo introdotti dalla Renault che aumentarono di molto la potenza e le prestazioni delle vetture. Per questo motivo, in seguito fu necessario adeguare i regolamenti a queste nuove caratteristiche tecniche.

Gli anni ’90 nella storia della Formula 1 segnarono l’introduzione dell’elettronica nella costruzione delle vetture, con innovazioni come il cambio semiautomatico, il sistema anti bloccaggio e il controllo della trazione.

Gli anni 2000 hanno segnato la fine dell’era dei motori V10 con cilindrata 3 000 cm³ nella Formula 1: nella stagione 2006 la FIA impose a tutte le squadre l’utilizzo di motori con otto cilindri a V di 90° e cilindrata di 2 400 cm³. L’unica squadra che richiese una deroga per correre con il vecchio V10 fu la Toro Rosso, che corse quindi con un motore Cosworth dell’anno precedente .Tutte le altre squadre corsero con motori V8 conformi alle nuove normative.

Il 2014 ha segnato una svolta epocale nella storia della Formula 1, col passaggio dai motori V8 aspirati agli innovativi V6 turbo-ibridi. Sulla spinta dei grandi costruttori e della presidenza della FIA, nella visione generale di mantenere la F1 la massima espressione della tecnologia automobilistica e di considerarla sempre più anche un “laboratorio sperimentale” per le vetture da strada, la maggior parte dell’attenzione è infatti stata rivolta all’introduzione dei nuovi motori turbo da 1 600 cm³. Questi propulsori hanno imposto una profonda rimodellazione di tutte le monoposto in quanto abbinati a due sistemi di recupero dell’energia cinetica frenante e dei gas di scarico della turbina (ossia due motogeneratori denominati rispettivamente MGU-K e MGU-H): il termine power unit identifica le nuove unità propulsive, che adottano così una doppia alimentazione combinata termica ed elettrica.

La Formula 1 non si ricorda solo per le stupende vittorie, per i sorpassi all’ ultima curva o per i successi di scuderie o piloti esordienti. Da ricordare infatti, sono stati nella storia, anche gli incidenti, per fortuna non sempre mortali, che sono rimasti negli annali di questo sport per la loro singolare dinamica. Vediamone alcuni, a cominciare da quello più spaventoso che nel ’76, sul circuito tedesco del Nurburgring, vide coinvolto Niki Lauda.

Anno 1976, al Nurburgring si correva il decimo round stagionale della F1. La Ferrari 312 T2 esce di pista al Bergwerk e dopo pochi secondi la monoposto viene colpita dalle vetture di Vertl e Lunger. In pochi attimi la sua auto si trasformò in una pira e il pilota vi rimase prigioniero. Riuscì a salvarsi solo grazie all’intervento di Arturo Merzario, Harald Hertl, Guy Edwards e Bret Lunger, ma sul volto ha portato per tutto il resto della sua vita i segni di quel terribile incidente.

Il GP degli Stati Uniti del 2006 fu una delle corse più spaventose, soprattutto per come è avvenuta la dinamica degli incidenti. Infatti, dopo il primo giro ci furono ben due incidenti. Il primo fu meno significativo dal punto di vista della gravità, e coinvolse Franck Montagny, Mark Webber e Christian Klein, che si sono trovati tutti contemporaneamente ad affrontare la stessa curva con nessuno che volleva cedere il passo agli altri. Poco dopo però, Juan Pablo Montoya finì nel retro di Kimi Raikkonen, che ha sua volta impattò su Jenson Button per poi coinvolgere anche Nick Heidfeld. Risultato? Heidfeld andò a finire sulla ghiaia, e mentre la sua auto era in testacoda, le ruote e altre parti dell’auto cominciarono a schizzare in aria all ’impazzata. Fortunatamente nessun pilota ha subito danni ma la paura di team, e anche del pubblico, fu tanta.

Come avete potuto intuire, la F1 ha subito molti cambiamenti nel corso della sua storia, molti dei quali riguardanti (fortunatamente) la sicurezza dei piloti ed è arrivata ad un livello veramente buono.

Gli incidenti continuano ad esserci, proprio come la passione e l’adrenalina che rendono questo sport così appassionante.