Karate

Il Karate è un’arte marziale, nasce in Giappone nelle isole Okinawa. Non è un’arte di attacco ma di difesa a mani nude senza l’utilizzo di armi.. Nel 2020 in occasione delle Olimpiadi di Tokyo diventerà disciplina Olimpica.

Armi previste nel Kobudo

  • Bo È un bastone lungo circa 180 centimetri usato nel combattimento, solitamente costruito in legno o bambù, ci sono altri tipi di bastoni che sono fatti di diversi materiali, leggeri, pesanti, rigidi o flessibili, da un semplice pezzo di legno raccolto per strada.
  • Tonfa È composto da un’impugnatura lunga 12 cm, e da un corpo di lunghezza variabile dai 50 ai 60 cm circa. La misura ottimale varia da persona a persona ma in generale, una volta impugnato, deve sporgere all’incirca di 3 cm dal gomito. Il tonfa è da ritenersi un’arma a tutti gli effetti in quanto, se utilizzato senza l’adeguato addestramento e l’utilizzo di tecniche ad hoc, può inferire gravissime lesioni, quali traumi o ossa fratturate. Grazie alla sua versatilità il tonfa è oggi entrato a far parte della dotazione di alcune forze di polizia.
  • Sai La sua forma è essenzialmente composta da una sorta di bastone arrotondato e appuntito, con due lunghe proiezioni non affilate attaccate al manico. La parte finale del manico viene denominata tirapugni. I sai vengono costruiti in varie forme: quelli tradizionali sono arrotondati, mentre alcune riproduzioni hanno adottato un ottagono nel rostro centrale. Gli tsuba sono tradizionalmente simmetrici, tuttavia, il sai chiamato manji, sviluppato da Taira Shinken, impiega due tsuba uno opposto all’altro. Si crede che il Sai sia sempre stato un’arma, benché alcuni ipotizzano si sia originato come uno strumento dell’agricoltura usato per misurare i gambi.
  • Nunchaku Il Nunchaku è formato dai Kon, due bastoni, le cui estremità si chiamano Konto e Kontei e da Himo, la corda o la catena che li unisce. La lunghezza ideale dei due bastoni è rappresentata dalla lunghezza dell’avambraccio. Il diametro della base del bastone è di 2,5-3 centimetri, mentre l’estremità superiore si restringe a due centimetri. La lunghezza della catena o della corda che unisce i due bastoni deve avere uguale larghezza del palmo della mano, ma deve avanzare un anello della catena, altrimenti diventa difficile il controllo dell’arma.
  • Kama Simile ad una piccola falce usata per mietere il grano, e utilizzata anche come arma. Prima di essere usata nelle arti marziali, il Kama fu usato estesamente in Asia per tagliare i raccolti, soprattutto il riso.

Il karate nel passato era praticato solo da uomini, ma col passare dei secoli anche le donne si sono avvicinate a questa disciplina. Inoltre divenne popolare tra i soldati durante la seconda guerra mondiale stanziati sulle isole di Okinawa.

Il DOJO

Il dojo è la stanza dove viene praticato ogni sport da combattimento ma è anche simbolo della profondità del rapporto che il praticante instaura con l’arte marziale; tale ultimo aspetto è proprio della cultura buddhista cinese e giapponese, che individua il dojo quale luogo dell’isolamento e della meditazione. Erano spesso situati vicino a Templi, a Castelli e ai margini delle foreste in modo che le tecniche fossero protette e segrete.

All’ intero del dojo ci sono delle regole da rispettare e sono:

  1. Non dimenticare che il karate-dō comincia e finisce con il saluto.
  2. Nel karate non esiste iniziativa.
  3. Il karate è dalla parte della giustizia.
  4. Conosci prima te stesso, poi gli altri.
  5. Lo spirito viene prima della tecnica.
  6. Libera la mente e il cuore.
  7. La disattenzione è causa di disgrazia.
  8. Il karate non si vive solo nel dōjō.
  9. Il karate si pratica tutta la vita.
  10. Applica il karate a tutte le cose, lì è la sua ineffabile bellezza.
  11. Il karate è come l’acqua calda, occorre riscaldarla costantemente o si raffredda.
  12. Non pensare a vincere, pensa piuttosto a non perdere.
  13. Cambia in funzione del tuo avversario.
  14. Nel combattimento devi saper padroneggiare il Pieno e il Vuoto.
  15. Considera mani e piedi dell’avversario come.
  16. Oltre la porta di casa, puoi trovarti di fronte anche un milione di nemici.
  17. La guardia è per i principianti; più avanti si torna alla posizione naturale.
  18. I Kata vanno eseguiti correttamente; il combattimento è altra cosa.
  19. Non dimenticare dove occorre usare o non usare la forza, rilassare o contrarre, applicare la lentezza o la velocità, in ogni tecnica.
  20. Sii sempre creativo.

L’ABBIGLIAMENTO

L’abito è il karate-gi, composto da una giacca, da un paio di pantaloni di cotone bianco e da una cintura il cui colore viene assegnato per il grado raggiunto dal praticante e non dal punto di vista fisico ma dal punto di vista della preparazione mentale e dell’esperienza dell’allievo. Il karate-gi fu inventato e indossato dal maestro Gichin Funakoshi nel 1921, vestito che ancora oggi viene usato nel Karate.

Le cinture

Prima dell’arrivo in Giappone del maestro Funakoshi non esistevano gradi di cintura nel Karate fu lui ad inserirli nel 1926. La gerarchia dei gradi di cintura è detta kyudan e si suddivide nel sistema degli allievi kyu sono le cinture Bianche, Gialle, Arancioni, Verdi, Blu e Marroni poi ci sono i dan che vanno dalle Nere in poi. Si considera il kyu come un grado di scuola o di apprendimento e il dan come un grado di autoperfezionamento.

Le discipline

Il Karate è formato da: 

  • Il Kihon

È il primo approccio con il karate è costituito dall’apprendimento del Kihon, o tecniche fondamentali, parate ed attacchi, di braccia e di gambe, che vengono eseguiti prima da fermi e poi in movimento. Tali tecniche si suddividono in “zuki” (pugno), “uchi” (percossa), “geri” (calcio) e “uke” (parata). Tutte le tecniche sono allenate “a vuoto”, di fronte cioè ad un avversario immaginario.  Con la pratica costante del kihon l’atleta applica i principi richiesti per l’esecuzione corretta delle tecniche: si coordinano i movimenti del corpo, ci si abitua al passaggio da una tecnica all’altra e, grazie alla loro combinazione, si acquista stabilità, fiato e padronanza dei muscoli, migliorando progressivamente la velocità di esecuzione.   

  • Kumitè

 Il kumite è una delle tre componenti fondamentali dell’allenamento nel karate assieme a kata e kihon, esso rappresenta il combattimento, vale a dire lo scontro tra due avversari che in occasione di esso possono dare pratica applicazione alle tecniche fondamentali apprese durante l’allenamento. I contendenti affrontano il combattimento con spirito di lealtà, applicando così, i principi spirituali che stanno alla base del Karate. Lealtà e correttezza rivestono significati più ampi che vanno al di là della semplice accezione con cui correntemente vengono interpretati.
Affrontare l’avversario lealmente e con spirito di correttezza vuol dire, infatti, avere la convinzione mentale di consentire a chi sta di fronte di esprimersi al meglio. Per raggiungere questo risultato si deve profondere il massimo impegno fisico e psichico, vale a dire, cercare di raggiungere e mantenere la maggiore concentrazione ed impiegare tutta la forza e potenza nell’esecuzione delle tecniche. Questo, da un lato costituisce una prova di rispetto verso l’avversario e anche la dimostrazione implicita che non lo si sottovaluta, dall’altro, un impegno di onestà personale poichè nessuna tecnica deve essere eseguita e nessun colpo affondato con l’intenzione di ferire l’avversario. Ciò significa, in altri termini, che la potenza impiegata, la forza profusa, l’impegno espresso altro non sono che un modo di raggiungere un livello sempre più alto aiutando nel medesimo tempo l’avversario a conseguire lo stesso scopo. II combattimento può svolgersi in diversi modi e con diverse forme di allenamento. Può essere condotto tra due avversari come pure tra più contendenti, con accorgimenti esecutivi di varia natura, a seconda delle tecniche impiegate e degli scopi di allenamento che si vogliono perseguire.

  • Katà

La parola Kata nell’antichità assumeva il significato di simbolo per enfatizzarne il contenuto spirituale. In seguito assunse il significato più semplice di forma: infatti il kata è un succedersi di tecniche di parata e attacco prestabilite contro più avversari immaginari. Nell’esecuzione dell’esercizio riveste grande importanza proprio la qualità formale delle singole tecniche, delle posizioni e degli spostamenti. Non ci si deve però fermare all’aspetto estetico: il kata è un vero combattimento, seppur codificato, quindi deve esprimere efficacia, sia dal punto di vista tecnico che strategico. L’insegnamento e la trasmissione del Karate sono avvenuti senza utilizzare la scrittura. Era anche generalmente proibito utilizzare la scrittura per fissare l’insegnamento ricevuto. E’ per questo che i kata restavano nel campo della pratica fisica con un supporto orale.

 I Dieci Elementi del Kata:

1) Yio no Kisin: lo Stato Mentale
2) Inyo: l’Attivo e il Passivo
3) Chikara no Kiojaku: la Forza
4) Waza no Kankyu: la Velocità
5) Tai no Shin Shoku: la Contrazione e decontrazione muscolare
6) Kokyu: la Respirazione
7) Tyakugan: il Significato
8) Keitai no Hoji: la Posizione
9) Zanshin: la Guardia

L’insieme dei movimenti codificati in una sequenza logica e preordinata ha permesso di mantenere inalterato il bagaglio tecnico del karate conservando tutte le peculiarità tramandate dagli antichi maestri. 

l Kata tra i vari stili presentano alcune differenze.

Area di gara

L’area di gara per le competizioni di kumite è costituita da un quadrato coperto di tappeti (tatami ) con lati di 8 metri, e con 2 metri aggiuntivi su ogni lato come area di sicurezza. A 2 metri dal centro del quadrato è segnata una linea per posizionare l’arbitro. I contendenti sono invece posizionati su due linee a 1,5 metri dal centro dell’area e perpendicolari a quella dell’arbitro.
I giudici siedono nell’area di sicurezza , uno di fronte all’arbitro e uno dietro ciascun contendente, 3 giudici in tutto.
Ogni giudice tiene una bandierina rossa (aka ) nella mano destra e una blu (aho ) nella sinistra.
Il colore dei tappeti perimetrali del quadrato deve essere diverso rispetto a quello dei tappeti interni.

Abbigliamento ufficiale

Gli arbitri devono indossare l’uniforme ufficiale stabilita dalla Commissione Arbitrale. Gli atleti devono indossare un karate-gi bianco senza alcun disegno oltre agli emblemi consentiti. Uno dei contendenti (aka) deve indossare cintura e protezioni (guantini e paratibie) rossi e l’altro (aho ) blu. Le protezioni da indossare obbligatoriamente sono: paradenti, paraseni, guantini, conchiglia e paratibie. Tutti gli accessori devono essere omologati dalla federazione. Il coach deve sempre indossare la tuta sociale.

Organizzazione delle gare

Un torneo di karate può comprendere competizioni di kumite e/o di kata. Le competizioni di kumite possono essere ulteriormente divise in combattimento a squadre e individuale. Il combattimento individuale può ancora essere suddiviso in categorie di peso. Le categorie di peso sono divise inoltre in combattimenti. Nei combattimenti a squadre, ogni squadra deve avere un numero dispari di contendenti, 7 per le squadre maschili e 5 per le femminili. Ogni componente della squadra potrà gareggiare nella sua categoria di peso o in quella immediatamente superiore.

La commissione arbitrale e durata degli incontri

In ogni combattimento il gruppo arbitrale deve essere composto da un arbitro, tre giudici ed un arbitrator; in aggiunta possono essere previsti alcuni addetti al tempo, annunciatori e supervisori del punteggio. La durata dell’incontro di kumite è stabilita in 3 minuti per le competizioni senior maschili e 2 minuti per le femminili, junior e cadetti. Il tempo del combattimento si intende tempo effettivo.

  • Punteggio

I punteggi assegnabili sono: sanbon (3 punti); nihon (2 punti) e ippon (1 punto).

I punti vengono assegnati quando una tecnica soddisfa i seguenti criteri:

  1. Buona forma;
  2. Comportamento sportivo;
  3. Vigore d’applicazione;
  4. Consapevoleza;
  5. Buon tempo d’esecuzione;
  6. Distanza corretta.

Sanbon viene assegnato per:

  1. Calci jodan (al viso);
  2. Atterramenti o proiezioni dell’avversario seguiti da tecnica punto.

Nihon viene assegnato per:

  1. Calci chudan (livello medio);
  2. Pugni alla parte posteriore del corpo;
  3. Combinazione di tecniche di pugno ognuna delle quali a segno;
  4. Squilibrare l’avversario e marcare punto.

Ippon viene assegnato per:

  1. Pugni a livello medio o alto;
  2. Altre tecniche di percossa.

Bersagli validi sono: testa, viso, collo, addome, petto, schiena, fianco.

  • Criteri di decisione

Il risultato di un incontro viene determinato dal concorrente che ottiene un vantaggio pari o superiore agli 8 punti o, a tempo scaduto, dal concorrente che ottiene il punteggio più alto. Quando un incontro termina in parità, il vincitore sarà deciso per hantei (decisione arbitrale); la decisione viene presa sulla base dei seguenti criteri:

  1. Il comportamento, lo spirito, la forza dimostrata dai concorrenti
  2. La superiorità delle tecniche e delle tattiche dimostrata
  3. Quale dei concorrenti ha dato inizio al maggior numero di azioni.

Negli incontri individuali, in caso di parità al termine dell’incontro regolamentare, ci sarà un prolungamento che durerà un solo minuto. Durante questo prolungamento il vincitore sarà colui che per primo segnerà un punto. Nei combattimenti a squadre la squadra vincente è quella col maggior numero di incontri vinti e, in caso di parità vengono contati i punti tecnici sia degli incontri vinti che di quelli persi.

  • Comportamenti proibiti

Si distinguono due categorie di comportamenti proibiti: categoria 1 e categoria 2.

Della categoria 1 fanno parte le tecniche di contatto e cioè:

  1. Tecniche con contatto eccessivo in considerazione dell’area attaccata, e tecniche a contatto con la gola;
  2. Attacchi diretti alle braccia o alle gambe, all’inguine, alle articolazioni o al collo del piede;
  3. Attacchi al viso con tecniche di mano aperta;
  4. Proiezioni pericolose o proibite che sono causa di ferite.

Della categoria 2 fanno parte tutti gli altri comportamenti proibiti:

  1. Fingere o esagerare ferite o lesioni;
  2. Uscite ripetute dall’area di competizione (jogai);
  3. Mettere in pericolo la propria sicurezza con comportamenti che espongono facilmente il promotore dell’azione di attacco a ferite da parte dell’avversario o non adottare adeguate misure di difesa (mubobi);
  4. Evitare il combattimento in modo da non dare all’avversario la possibilità di fare punti;
  5. Afferrare e tentare di proiettare l’avversario senza prima aver effettuato un attacco autentico e compiere tecniche di proiezione in cui il perno di proiezione è al di sopra del livello delle anche;
  6. Attacchi con testa, ginocchia e gomiti;
  7. Parlare o provocare l’avversario o tenere comportamenti scorretti nei confronti degli ufficiali di gara o altre violazioni alle normali regole adottate in sede di gara.
  8. Penalità
  1. Ammonizione (chukoku): per infrazioni minori o al primo caso di infrazione minore;
  2. Keikoku: penalità per cui un punto (ippon) viene aggiunto al punteggio dell’avversario;
  3. Hansoku-chiu: penalità per cui due punti (nihon) vengono aggiunti al punteggio dell’avversario;
  4. Hansoku: per infrazione molto grave o quando hansoku-chui è già stato attribuito. Comporta la squalifica del concorrente;
  5. Shikkaku: squalifica dal torneo, dalla competizione, dalla gara. Si attribuisce per infrazioni molto gravi e la decisione della squalifica viene presa dal collegio arbitrale al completo.

Penalità della categoria 1 e 2 non possono essere accumulate.

  • Poteri e doveri degli arbitri

Gli arbitri hanno facoltà di:

  1. Condurre la gara dando annuncio di inizio, sospensione, fine;
  2. Conferire punti;
  1. Imporre penalità e ammonizioni;
  2. Ricevere e considerare l’opinione dei giudici;
  3. Annunciare prolungamenti di tempo;
  4. Condurre la votazione del gruppo arbitrale ed annunciarne il risultato;
  5. Annunciare il vincitore;
  6. Dare tutti i comandi e gli annunci.

I giudici hanno facoltà di:

  1. Assistere l’arbitro segnalando le loro opinioni con le bandiere;
  2. Esercitare il proprio diritto di voto quando deve essere prese una decisione;
  3. Dare la propria opinione all’arbitro quando ci sia da segnalare punti o penalità.

Gli arbitri assistono il responsabile dell’area di gara sorvegliando gli incontri.

Matilde Raffi